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Partita di scacchi

Da Anna
...una metafora che dedico ai miei allievi, ai miei colleghi, ai miei cari ... a tutte le persone che incontro lungo la strada perchè loro sono i miei maestri...
Partita di scacchi
di Anna PernaUna volta viveva, nel bel mezzo di una città, una gentile signora da un antico passato fatto di tante vite e tanti incontri. Immersa nell’incantevole natura del suo giardino, accoglieva erranti vagabondi offrendo loro vitto, alloggio, un po’ di poesia è di serenità. I viandanti, ristorati e appagati, finivano per innamorarsi della quiete di quel luogo e una volta finito il soggiorno tornavano in viaggio spargendo la voce di tanta bellezza. Così, la gentile signora, aveva allargato la sua casa per accogliere quelli che per un periodo di tempo volevano godere di quella quiete, fermandosi un po’. In cambio chiedeva loro di raccontarle le loro storie e di condividerle con gli altri ospiti.
Si da il caso che questa signora fosse anche un’abile giocatrice di scacchi. Ogni sera, finita la cena, per chi voleva rimanere in casa, la signora organizzava intriganti partite che potevano durare giorni e giorni. Quindi, la routine quotidiana prevedeva lo svolgersi delle normali attività: preparazione dei pasti, la spesa, la sistemazione della casa e del giardino dove ognuno si sentiva di voler contribuire, prendendosi uno spazio di responsabilità e lasciando la propria impronta. Verso sera vi era modo di ritagliarsi il tempo per leggere, ascoltare musica e discutere di attualità.
Ma dopo cena l’atmosfera mutava. Gli ospiti, che poco prima avevano riso e scherzato davanti un lauto pasto, ora entravano nella dimensione competitiva, assorti nella loro concentrazione. La signora era così abile che poche volte non le era riuscita la vincita. Le bastava guardare in viso l’avversario e come d’un tratto era come se potesse leggergli nel cuore. E fu così che i suoi ospiti divennero i suoi allievi. Giocando faceva vedere quali mosse utilizzare sottolineando al contempo l’importanza di trovare quello stile personale che avrebbe mostrato ogni singolo talento.
Un giorno, si sparse la voce che uno di loro, andava dicendo che se avesse gareggiato, sarebbe stato certamente più abile di lei in quanto aveva imparato tutto ciò che la signora poteva insegnargli. La sfida fu colta dalla signora con leggerezza e serenità, attirando l’attenzione di chi, interessato a tanta audacia, si aspettava emozionanti mosse.Iniziata la partita, il pubblico notò l’elegante leggerezza e l’essenzialità dei movimenti che usava la signora; né sforzo, né tensione, ma certa eleganza. Il giovane rispondeva efficacemente, con tecnica e calcolo davvero superbi. Chi osservava poteva cogliere in lui lo sforzo dovuto alla ricerca della mossa giusta e l’ironia di chi è convinto di avercela fatta.
La partita andò avanti per ore. Ma ad un tratto, la signora, guardò negli occhi il giovane con amorevolezza e lo sorprese con una mossa decisiva. Il giovane rimase sbigottito davanti agli occhi di tutti gli spettatori e le disse: - Non mi avevi mai mostrato questa mossa!
E la signora rispose con delicatezza: - Non avrei potuto. L’ho imparata adesso, grazie alla tua abilità. Ricorda queste mie parole, non è mai finito il tempo dell’apprendimento e l’unico obbligo di un allievo è, ad un certo punto, è di tradire il suo maestro!
La signora si strinse intorno ai suoi ospiti e disse – Grazie, attraverso la forza del NOI si possono fondere dolore e saggezza nell’arte di trasformare un antico pianto in fonte di creatività.
L’intima convinzione della signora di stimolare la consapevolezza verso scelte coraggiose e verso la realizzazione della propria verità poetica si era realizzata. Ora, grazie a quell’insegnamento poteva sentirsi una donna libera, una camminatrice in direzione ostinata e contraria, comunque innamorata della poetica delle cose!
con gioia e gratitudine a tutti sul mio cammino,
vi auguro un nuovo inizio
Anna P.

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