Niente aumento dell’Irpef per Roma e 51% di controllo pubblico per l’Acea. Sono queste le principali misure introdotte nel cosiddetto decreto “Salva Roma”, che contiene misure finanziarie in favore di regioni ed enti locali, e che è stato approvato in prima lettura dall’Aula del Senato con 142 sì e 115 no.
Il Governo è stato battuto sull’emendamento Lanzillotta-Ichino, che bloccava l’aumento dell’addizionale Irpef del Comune capitolino, aumento che era stato introdotto per chiudere il bilancio del 2013. “Il sindaco Marino si arrangi – ha detto in Aula il capogruppo della lega Massimo Bitonci – non possiamo permetterci nemmeno un euro in più di quelli regalati nei decenni ai comuni spendaccioni e in particolare a Roma”.
Porta la firma di Linda Lanzillotta anche l’emendamento sull’Acea (Azienda comunale dell’acqua) e le partecipate del Comune di Roma, approvato con una riformulazione che elimina il riferimento ai licenziamenti e alleggerisce la parte sulla privatizzazione, lasciando il controllo pubblico al 51%. Per il partito democratico la modifica ha permesso la cancellazione delle aberrazioni contenute nel testo, prime tra tutte la vendita di Acea. Ma “continueremo a vigilare”, ha detto il capogruppo Luigi Zanda. A ricordare il referendum che nel 2012 stabilì che l’acqua deve essere pubblica è intervenuta la capogruppo di Sinistra ecologia e libertà, Loredana De Petris.
Il decreto, che scade il 30 dicembre, passa ora all’esame della Camera.
Marco Cecchini