Philippe Daverio nella ritrasmessa puntata del 2009, ci conduce in un viaggio attorno alle colonne di mattoni palladiane, ideate con un mattone apposito fatto a “formaggino” che sta alla base e poi intonacate che permettono un forte risparmio economico.
Esistono degli artisti che sono in grado di esprimere lo spirito di un’epoca, lo svilup

Palladio, con le sue chiese, palazzi, ville, tutte ispirate ad un’idea di semplicità e purezza ereditata dagli insegnamenti dell’architettura classica, ha incarnato più di ogni altro suo contemporaneo quel ripiegamento di Venezia dal mare verso la campagna, sviluppatosi lungo tutto l’arco del ‘500 con la conseguente riconversione delle sue prospettive economiche e sociali. Allo scoccare del XVI secolo, Venezia si rese conto di non poter più aspirare al dominio completo dei traffici marini, in quanto ormai gli spagnoli avevano scoperto l’America e i turchi conquistato Costantinopoli. Cominciò così a volger il suo sguardo altrove, trovando nuovi approdi ed interessi economici nella terraferma. Anche il gusto registrò questo mutamento, aprendo la strada alla nascita di un’estetica da terraferma. Vennero accantonati i ghirigori della Venezia gotica con la contemporanea acquisizione di nuovi classicismi eredi della tradizione dell’antica Roma.

Palladio ha avuto un mentore di grande importanza, Giangiorgio Trissino, fine umanista che vide in quell’orafo tagliapietre padovano il talento di un grande architetto. Gli consigliò di prendere il nome di Palladio invece del più anonimo Andrea di Pietro introducendolo allo studio della classicità. Cosa ancora più decisiva gli commissionò il primo sostanziale lavoro di architetto, consegnandogli le chiavi del riordino di una sua villa di campagna nei pressi di Vicenza.
Da qui parte una lunghissima serie di lavori che consacrano Palladio come grandissimo architetto.


Un altro elemento specifico dell’architettura di Andrea Palladio furono le finestre centrali ed ad arco, caratterizzate dalla presenza di colonne: queste finestre furono ampiamente impiegate nella progettazione di molte delle ville da lui disegnate.
Una grande carriera, capace di avere una grande eco e fortuna nel tempo, di cui lo stesso Palladio è stato un geniale promotore: dieci anni prima di morire, nel 1570, pubblicò I 4 libri dell’architettura, che diffusero dappertutto i suoi pri

Palladio che aveva capito il nostro modo di concepire l’architettura, con le origini ancorate nei tempi lontani da sempre e per sempre. Palladio, la storia di un uomo che visse i tempi difficili di una società in trasformazione, continuando a credere che l’architettura possa servire a migliorare il mondo intorno a noi, lasciandoci come eredità, angoli d’Italia dove il Bel paese è ancora perfetto.