Un gomitolo di lana può servire anche a fare opere d’arte. Così Passepartout, scritto e condotto da Philippe Daverio e in onda su Rai3 ci conduce in un avvincente viaggio nella storia dell’arazzo, esaminando esemplari di questa particolarissima tecnica ed espressione artistica in varie località europee, inseguendone funzioni, soluzioni, evoluzioni.
Il castello Sforzesco a Milano possiede una collezione di arazzi fuori dall’ordinario che si era fatta fare Giangiacomo Trivulzio, dopo aver espugnato la città a Ludovico il Moro. Ricchissimo, non può che farsi realizzare arazzi, dodici per la precisione che raffigurano i dodici mesi dell’anno, in modo che si leghino tra loro nella sequenza dei gesti e delle stagioni. Il più grande ciclo rimasto di una produzione degli arazzi che, allora in Lombardia, seguiva il passo di una naturale inclinazione ai commerci di lusso.
Che cos’è un arazzo? Si tratta probabilmente di un’arte scoperta dal mondo occidentale durante le crociate, ed ebbe il suo sviluppo nella
zona di massima produzione laniera dell’Europa di quel tempo. Infatti il termine arazzo deriva dalla città di Arras, nel profondo nord francese, dove cominciarono ad essere attive le prime fabbriche di produzione dell’arte parietale decorativa. Merce di lusso, iniziata nel tredicesimo secolo. Estremamanet utile per le corti principesche del nord Europa che viaggiavano costantemente da un castello all’altro. Dovevano spesso arredare pareti disadorne e obsolete, poco inclini ad ospitare piacevolezze estetiche permanenti e per suddividere gli enormi stanzoni di questi castelli, ma dove soggiornavano centinaia di ospiti. E proprio per questo motivo, spesso la loro prospettiva decorativa è incredibilmente sfalsata, perché serviva ad essere vista da vicino. L’allungamento delle figure, per esempio, è una necessaria correzione ottica. In effetti sono concettualmente all’opposto delle decorazioni affresco dei palazzi italiani, dove invece i principi erano più stanziali.Che cos’è tecnicamente un arazzo? Panno istoriato con motivi araldici, ornamentali o narrativi, eseguito con tecnica particolare su un telaio verticale od orizzontale. Grandi apparecchi che trascinano l’ordito su è giù. Un duro lavoro manuale. Lunghi fili dell’ordito e intrecci di trama colorata. Si calcola che un operaio potesse tessere in un giorno cinque o sei centimetri quadrati e che per fare un metro quadrato ci mettesse un anno. Fili colorati (di lana, seta, lamina d’oro o argento) che formano la trama del lavoro. Si procede dal basso verso l’alto, seguendo il modello (cartone) per zone di colore; Le porzioni poi vanno collegate tra le altre per formare un tessuto stabile.
Già nel ’400 con le ambizioni dei Gonzaga si era iniziato a tessere per il lusso decorativo di una corte nascente. Infatti, Mantova fu la sede dei primi esperimenti di produzione di arazzi italiana con uno stile firmato Mantegna e Giulio Romano, che la dicon lunga sulla passione per le architetture trionfali da divertimento con alberi intorcigliati alle colonne e con il gusto manieristico di equilibri estetici perfetti. Una delle più sofisticate collezioniste di allora fu, Isabella d’Este.
Ogni monarca di peso diede vita ad una fabbbrica, da Enrico IV in Francia ad Giacomo I in Inghilterra, però la più famosa di tutte fu quella del re dei re di allora, Luigi XIV con la sede della “Manifacture Royale des Meubles de la Couronne” che produceva oggetti e arredi di lusso per la nobiltà. I Gobelins erano una famiglia di tintori specializzati nella tintura del colore rosso scarlatto ricavato dalla cocciniglia.Nel ’600 inizia un nuovo stile e il mondo si pavoneggia in mezzo a ghirigori infiniti e anche l’arazzo si riempie di ghirlande, fiori e foglie che contengono il movimento. I pittori di corte firmano all’infinito il trionfo della natura e l’esplosione dorata barocca. Una produzione vastissima, stabile, regolare a riempire tutte le stanze reali.
Per secoli abbiamo goduto degli arazzi, per la loro creatività, bellezza e celebrazione dell’attività umana. Hanno contribuito al design tessile d’arte diventando una parte importante dell’arte decorativa. La varietà e l’eleganza di quest’arte tradizionale è rafforzata dalla consistenza del tessuto. Si tratta di opere estremanente pregiate per la rara bellezza dei materiali utilizzati e per l’altissima perizia artistica con cui gli arazzi sono stati
realizzati. Possiamo concludere che queste testimonianze tessute, rappresentino una forma di bellezza duratura e un’occasione per conoscere meglio le correnti dell’arte europea del Rinascimento e del XVII secolo in cui il primato degli arazzi passò dalle Fiandre a Parigi.