Ritratto di un geometra brasiliano
Aveva un dolore al ginocchio. Ma quando sei il “l’ottavo Re di Roma” certe cose non puoi permettertele. Specie se sei all’Olimpico e stai giocando la finale della Coppa dei Campioni. Resta il fatto, però, che Paulo Roberto Falcao, quel rigore, non se la sentì di tirarlo.
Forse non sarebbe cambiato nulla, e magari gli inglesi del Liverpool – decisamente più smaliziati, in materia di finali di Coppa, dei romanisti – avrebbero vinto lo stesso sui fragili nervi di Ciccio Graziani e Bruno Conti. Ma sicuramente vedere il campionissimo che arretra, sia pur per ragioni non innaturali e tutto sommato comprensibili, non fece bene all’umore dei capitolini.
Così i tiri dal dischetto decretarono la vittoria del Liverpool e la sconfitta della Roma. Da allora Paulo Roberto Falcao entrerà nella sua fase calante. Ma prima di allora era stato, semplicemente, magico. “Divino”, come lo avevano ribattezzato i tifosi romanisti.
Era brasiliano di Azize, ma giocava come un italiano. Pochi fronzoli, grande precisione, superlativa visione di gioco. Al massimo si concesse qualche colpo di tacco, ma giusto per compiacere i tifosi, ma per il resto lasciò a Bruno Conti il ruolo del fromboliere. Lui preferiva organizzare la squadra da centrocampo, strutturandone le manovre sia in fase difensiva che in fase offensiva. Si potrebbe quasi dire che grazie a lui Nils Liedholm potesse contare su quattro occhi: i suoi dalla panchina e quelli di Falcao in campo. Non per nulla il presidente della Roma, Dino Viola, si affidò a lui per ottenere i rendiconti tecnici delle prestazioni dei singoli giocatori in campo.
Un esempio plastico di questo suo stile di gioco ce l’abbiamo ripensando al gol che segnò in Italia-Brasile durante i Mondiali di Spagna ’82. Perché quando Junior gli affidò la palla lui si trovò di fronte la difesa italiana. Fosse stato un Ronaldo si sarebbe buttato in avanti a testa bassa, a colpi di dribbling. Ma Falcao no. Con un gioco di gambe a distanza spiazzò i difensori avversari e si lanciò in corsa verso l’inizio dell’area di rigore. A quel punto scoccò un sinistro che si depositò alle spalle di Zoff.