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PD Verona: Sanità

Creato il 30 ottobre 2012 da Leone_antonino @AntoniLeone
PD Verona: SanitàConferenza Programmatica del PD di Verona. Documento del gruppo Sanità coordinato da Franco Bonfante, Vice-Presidente del Consiglio Regionale Veneto La situazione oggi Anche se ovvio non è fuori luogo ribadire – a Verona – che la sanità deve rimanere pubblica, mantenendo il carattere universalistico, finanziato dalla fiscalità generale. La riduzione dei costi in sanità deve riguardare gli sprechi, le inefficienze, i clientelismi, non il servizio ai cittadini. Deve essere equa e trasparente e porsi l’obiettivo di premiare il merito. Sono sotto gli occhi di tutti le contraddizioni e le carenze nelle scelte sanitarie nella nostra Provincia: dall’ipertrofia dell’Ospedale di Borgo Trento, alle spese folli per centinaia di milioni di euro per strutture che poi si dichiara di voler dismettere, alla mancata riconversione degli ospedali chiusi o in fase di chiusura al ruolo storicamente secondario, se non marginale, in cui è relegata la sanità territoriale in genere Confusione e ritardi dettati da scelte miopi, intrecci di politica e affari, campanilismi arcaici. Il PDL, da quando è al governo nella Regione, ha concentrato la sua attenzione in particolare sugli appalti, la Lega Nord, che detiene l’Assessorato alla Sanità dal 2005, si è distinta nella gestione del potere e in un campanilismo oltranzista che ha ritardato la soluzione dei problemi esistenti. Il PD deve distinguersi con una politica che guardi avanti: sì alla qualità, all’eccellenza, alla prevenzione, al territorio, all’appropriatezza ed anche ad una nuova cultura della salute. Gli ospedali chiusi o in fase di chiusura vanno contestualmente riconvertiti a favore delle nuove esigenze che i cambiamenti demografici e scientifici impongono.
Le schede territoriali, per la prima volta inseriti nel nuovo Piano Socio Sanitario su proposta del PD, devono essere approvate ed attuate assieme alle schede ospedaliere con una presa d’atto di come già oggi la cronicità sia gestita quasi esclusivamente sul territorio nei servizi ambulatoriali, domiciliari e nelle residenze extraospedaliere. Le nuove schede territoriali dovranno essere anche strumento di programmazione e progettualità : ad ogni chiusura di reparto deve corrispondere una riallocazione delle risorse resesi disponibili sia di personale che di strutture, un adeguato utilizzo degli spazi e delle strutture: c’è bisogno di hospice, posti per non autosufficienti, lungodegenza, riabilitazione; c’è bisogno di un serio piano regionale per l’emergenza. E c’è bisogno di guardare con una visione fortemente integrata tra ospedale e territorio per garantire la continuità delle cure che metta al centro il cittadino che ha bisogno.
Le promesse di riduzione delle liste d’attesa fatte già nel 2005 dall’allora assessore alla sanità Tosi e ripetute ora da Zaia, a distanza di 7 anni, con la stessa enfasi e con la stessa assenza di idee, sono fallite e saranno analogamente destinate al naufragio se non vengono adottati provvedimenti concreti quali assunzioni di personale ed idoneo utilizzo delle tecnologie. Del resto il Partito Democratico a livello nazionale, già nel 2007, aveva fatto approvare norme incisive al riguardo poi inattuate dal governo Berlusconi.
L’Azienda Ospedaliera veronese, due anni fa, si è integrata con l’Università, a differenza di Padova che ha mantenuto la distinzione.
La scelta, corretta sul piano teorico, non ha ancora visto i risultati sperati: il Presidente del Consiglio d’Indirizzo si è da poco dimesso, la Regione si è disinteressata, intervenendo solo quando si decide di posti, potere, primariati.
I docenti universitari sono avviliti, il personale sanitario in genere lasciato senza indirizzi.
Il PD ritiene che il cammino dell’Azienda Integrata vada seguito con attenzione e valorizzato nel percorso.
Il suo fallimento coinvolgerebbe l’intera sanità veronese e veneta: sarebbe la fine dell’eccellenza in questo settore!
Verona ha un’importante presenza della sanità privata; il PD ritiene che questa possa essere una risorsa utile e al servizio dei cittadini se il rapporto con la Regione viene improntato alla correttezza ed alla trasparenza.
Nella sanità veneta così come è oggi organizzata non vi è una competizione “di mercato”, poiché gli accreditamenti ed i contributi non corrispondono a criteri oggettivi, ma a valutazioni in gran parte soggettive.
Peraltro chi, come noi, crede alla priorità della sanità pubblica deve anche assumersi l’onere di pretenderne la massima efficienza e qualità.
Il territorio
Il PD considera altrettanto importante rispetto alla ridefinizione del ruolo dell’ospedale come luogo impatto tecnologico e ad alta intensità, ma ad altissimo costo, il potenziamento dei servizi territoriali come capacità di intercettare e fornire una adeguata risposta di primo livello alla domanda di salute del cittadino e in particolare una adeguata gestione della cronicità oltre che della prevenzione ed educazione alla salute.
Il territorio attualmente sopporta un carico di domanda e di assistenza poco conosciuto per la sua dimensione e intensità, ma indubbiamente con strumenti organizzativi e gestionali che devono essere potenziati per garantire cure di qualità ed economicamente sostenibili in una ottica di equità e di universalità.
In particolare le schede territoriali dovranno prevedere non solo le strutture residenziali (RSA, hospice, Ospedali di comunità…), ma guardare alle residenze (temporanee o permanenti) in una visione dinamica e integrata del sistema complessivo delle cure. In questa visione la programmazione delle AFT nelle ULSS veronesi dovrà trovare spazio nelle schede territoriali in quanto rappresenta la definizione di nuovi modelli organizzativi che si configurano come “reparti” di sanità territoriale che H12/24 garantiscono servizi ambulatoriali, domiciliari e nelle residenze extraospedaliere, oltre che di prevenzione. Lo sviluppo delle AFT dovrà costituire un forte momento di integrazione interprofessionale e intraprofessionale con competenze di professionalità differenti sia sanitarie che sociali, con forti elementi di integrazione tra sociale e sanitario e recuperando un ruolo forte dei comuni nella programmazione e nella gestione di una parte dei servizi.
Il territorio avrà anche un compito fondamentale nelle strategie di prevenzione e della diagnosi precoce, nel favorire una cultura della salute, l’uso appropriato dei servizi sanitarie e delle risorse, l’attenzione agli stili di vita, l’empowerment del cittadino e l’auto-mutuo aiuto come strumenti efficaci di promozione della salute.
Anche la rete dei dipartimenti di prevenzione andrebbe potenziata uniformando le procedure ed applicandole ad un livello territoriale più ampio rispetto quello delle attuali ULSS.
Le prossime scadenze
A novembre inizierà in Consiglio Regionale l’esame delle nuove schede ospedaliere e – si spera – territoriali; entro dicembre saranno nominati i nuovi Direttori Generali e, subito dopo, i Direttori Sanitari, Amministrativi e del Sociale.
Inoltre vanno ridefiniti i territori nelle ULSS per adeguarli agli indirizzi del nuovo PSSR che prevede territori ottimali tra i 200 ed i 300.000 abitanti.
Per Verona tutto questo significa:
- forte riduzione dei posti letto per acuti (si parla di 2.000 posti letto in meno nel Veneto e di circa 500 in meno nel veronese);
- necessità di incrementare le strutture riabilitative, gli hospice per i malati gravi, i posti per i non autosufficienti, i servizi di day hospital;
- ridefinizione dei territori nelle ULSS, poiché l’ULSS 21 di Legnago ha una popolazione inferiore ai 200.000 abitanti.
Su questi temi delicati, che riguardano la salute dei cittadini, il PD non abdicherà alla propria funzione di partito di governo, pur dall’opposizione.
Noi riteniamo che, come già detto, le scelte debbano essere chiare, coraggiose, tese al futuro, vicine alle esigenze dei cittadini, prive di connotati clientelari o meramente campanilistici.
Per cui:
a) è giusto avviare una riflessione sul numero delle ULSS nella nostra provincia che probabilmente troverà soluzione nella prossima legislatura;
b) le nuove schede ospedaliere devono essere approvate e attuate contemporaneamente alle schede territoriali, cosicché per ogni struttura si conosca il futuro prossimo, senza infingimenti e prese in giro;
c) la riduzione dei posi letto deve essere equa per tutto il Veneto, senza penalizzazioni per Verona, senza punizioni per la sanità pubblica, che è stata messa in ginocchio da scelte politiche scellerate non certo dal lavoro dei sanitari, che, invece, hanno dimostrato a più riprese elevata professionalità e competenza;
d) La riduzione dei posti letto ospedalieri deve trovare una coerente ed efficace risposta nel potenziamento della capacità di presa in carico complessiva del territorio attraverso la riallocazione delle risorse, la promozione del riordino delle cure primarie attraverso le AFT, una adeguata programmazione della residenzialità extraospedaliera, la ridefinizione del ruolo dei distretti e del ruolo dei comuni;
e) Il Presidente Zaia ha un’occasione per dimostrare nei fatti un modo diverso di governare rispetto al suo predecessore: basta con le nomine oggetto di scelte partitiche e spartitorie. Il PD non chiederà quote, non sponsorizzerà amici o tecnici d’area: non ci sarebbe perdonato dagli operatori e ancora meno dai cittadini. Soprattutto non daremmo alcun servizio positivo alla società, che si attende da noi “il cambiamento possibile”, una svolta nel metodo e nel merito. Saprà fare altrettanto Zaia? Sapranno fare altrettanto i partiti che lo sostengono?

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