Intervento di Alessia
Rotta
In merito alla sospensione dei
lavori parlamentari di ieri Alessia
Rotta, deputata veronese del Partito Democratico, ha scritto
una nota su
Facebook che io ritengo interessante per riflettere sul metodo di
lavoro e sulla democrazia interna al PD.
Per tali motivi riporto
integralmente la riflessione di Alessia Rotta ed una mia breve valutazione
conclusiva:
“PREMESSE
Non voglio difendere il Pd.
Il peccato
originale è il governo delle larghe intese ovvero l'alleanza con il Pdl, che di
certo non volevo, non ho sostenuto alla nascita, MA che la maggioranza dei
parlamentari Pd, democraticamente eletti con le democratiche primarie ha voluto
(vedi elezione del Presidente della Repubblica). Fatto da cui discende un
compromesso di dialogo faticoso, accidentato, di cui tutte le settimane, tutte
portiamo il peso, nella convinzione dello stato di emergenza sociale ed
economica del Paese. Altrimenti, alla faccia di chi pensa che salviamo il
nostro posto, avremmo mollato la prese da tempo.
Seconda premessa:
Il
partito democratico non condivide le sue scelte all'interno del gruppo prima
che in aula, e questo è un problema più volte denunciato, siamo ancora ignorati
e passiamo per dissidenti, mentre gli elettori se ne vanno. Detto questo, alla
luce dell’esperienza dei 101 e dell’elezione del Presidente della Repubblica,
in cui il Pd ha perso il suo grande appuntamento con la Storia, penso che
dovremmo imparare a lavarci i panni sporchi in casa e non in aula. E’ un film che non vorremmo più vedere, quello di schiantarci in diretta, ma votando secondo coscienza e compattamente, a maggioranza, non ad ogni costo.
Detto ciò qualche doverosa precisazione di merito:
COSA NON ABBIAMO FATTO OGGI
Non abbiamo
fermato e sospeso i lavori in aula, ma abbiamo invertito il calendario: oggi
infatti si lavorava per la precisione alle ore 15 per il question time c’era il
Presidente Letta, quindi il lavoro previsto in aula giovedì è stato spostato ad
oggi;
Non abbiamo votato un salvacondotto a Berlusconi;
Non abbiamo offerto al Pdl un pretesto per addossare ad altri responsabilità politiche o
poco politiche.
COSA ABBIAMO FATTO
ABBIAMO CONCESSO
4 ore per la direzione del Pdl, riconoscendo un problema politico per il
Partito di B. Un atto di cortesia istituzionale di cui non solo il Pdl ha
goduto. Poche settimane fa lo avevano fatto loro, ad esempio, nei nostri
confronti, quando qualche problema ce l’avevamo noi e avevamo la necessità di
riunirci.
Chiariamo che non abbiamo concesso un pomeriggio per evitare processi o per far loro organizzare un corteo in piazza.
COSA AVREMMO DOVUTO DIRE
Che non bastano certo 4 ore
al Pdl per mettere ordine ai propri equilibri o meglio squilibri, e che se
questo era il pretesto per dichiarare guerra ne cercassero uno più nobile e che
soprattutto si prendessero le loro responsabilità, in altre parole avremmo
dovuto buttare la palla in campo del Pdl, facendo emergere il loro problema e
la loro contraddizione interna, noi ci sappiamo come al solito fare carico dei
guai altrui, come se non avessimo abbastanza dei nostri. E diventiamo
protagonisti involontari di scene altrui.
GIUSTIFICAZIONI in politichese?
No, non sarei
intervenuta per spiegare un voto procedurale, se il Pd avesse una strategia
politica e comunicativa, mancanza che lamento dalla prim'ora. Ma per uscire dal
politichese bisogna anche non confondere fischi per fiaschi, stare attenti alle
trappole e non scambiare un’inversione di calendario d’aula per un
lasciapassare a B. o una sua assoluzione. Né tantomeno per un bocca a bocca
all’ultimo respiro a questo governo. Anzi esattamente l’opposto, non sarà la
sospensione a rendere più difficile il mantenimento di questo governo, il Pdl
al contrario sarà costretto ad un supplemento chiaro di argomentazioni”.
La sospensione di 4 ore dei lavori
parlamentari è inficiata dalla motivazione del PDL quando ha richiesto la
sospensione di tre giorni dell'attività delle Camere non condivisa dal PD. I
capi gruppo avrebbero dovuto riunire i gruppi parlamentari è discutere della
questione e non come dice Orfini che la richiesta doveva partire dai
parlamentari. Chi ha maggiori responsabilità nei gruppi parlamentari, in questo
caso Zanda e Speranza, devono creare continuamente e responsabilmente le
condizioni di coinvolgimento e di partecipazione dei parlamentari, i quali non
devono essere considerati dei numeri da utilizzare per confermare la linea del
PD stabilita dai vertici.
In una situazione normale con
obiettivi chiari e democratici la sospensione viene accolta senza riunire i
gruppi. In questo caso la motivazione, contestare la decisione della
Cassazione, scredita l'accettazione verticistica della sospensione in assenza
di un dibattito interno ai gruppi.
Il PD dovrebbe con carattere e
determinazione non farsi coinvolgere più negli atteggiamenti e comportamenti
non democratici del PDL altrimenti non veniamo capiti dai cittadini. Infatti
grazie alla informazione non completa e poco chiara i cittadini hanno capito
che il PD ha votato per la sospensione richiesta dal Pdl per contestare la
decisione della Cassazione anche se questa non rappresenta la realtà degli
avvenimenti.
La riunione dei gruppi
parlamentari sarebbe servita a dare risalto ed evidenza alla posizione del PD
ed a condannare le motivazioni gravi ed inaccettabili del PDL anche nel caso in
cui venisse accettata la sospensione di tre ore. Zanda e Speranza hanno
sbagliato perché avrebbero dovuto garantire la democrazia interna nei gruppi ed
un dibattito responsabile.
Ancora una volta i vertici decidono per tutti.
In un’intervista Roberto Speranza,
presidente del gruppo parlamentare PD della Camera, dichiara: “Stiamo parlando
di persone che non avevano colto in modo chiaro il passaggio e hanno dato una
lettura politica, come se il nostro fosse un voto che accedesse ad un
compromesso. La nostra posizione invece era lineare e ha sbagliato chi ha
scelto diversamente, mentre la stragrande maggioranza del gruppo ha votato
secondo le indicazioni di buon senso che avevamo costruito. Credo nella buona
fede di tutti, ma è chiaro che quando il gruppo dà indicazioni bisogna votare
con il gruppo. Questo sarà oggetto di un chiarimento in una prossima riunione”.
Se i parlamentari non sono coinvolti nel processo decisionale dei gruppi come può Speranza pretendere che le decisioni del vertice vengano rispettate?