Sabato si è svolta in contemporanea a Roma e a Londra la “bicifestazione” Salvaiciclisti: una mobilitazione generale per portare l’attenzione dei nostri governanti sulla pericolosità delle strade italiane per i mezzi a due ruote. Troppi casi di cronaca recente infatti ci raccontano di incidenti stradali che hanno avuto per vittime dei ciclisti, quindi mi sembra sia assolutamente doveroso un intervento da parte dei nostri governanti sia in materia di viabilità, con la creazione di piste ciclabili vere (e non schizofreniche, per non dire fantasma, come descrissi qui), ma che modifichino anche, in modo più severo, alcune norme del codice della strada.
E a proposito delle tematiche sollevate da #Salvaiciclisti credo che loro abbiano ragione: guidare un mezzo di trasporto significa certamente avere in mano una grossa responsabilità. Molti guidatori invece sembra che non lo sappiano. La strada è spesso una Jungla dove automobilisti e motociclisti sembrano voler affermare la propria superiorità, la propria supremazia. Al volante perdiamo ogni spirito di civiltà. La nostra rabbia, forse troppo repressa durante la giornata, si sprigiona dai nostri autoveicoli in modo talvolta assurdo.
Le macchine non ti concedono la precedenza, a meno che non ci sia un cartello a obbligarle; i motociclisti svettano per le strade trattando le automobili come se fossero dei paletti da slalom in movimento. E noi, lì, a trattenere il respiro e mantenere saldo il volante finche il loro arditissimo sorpasso non sia finito.
E’ chiaro quindi che con queste premesse i ciclisti, che hanno a loro disposizione un mezzo “poco sicuro”, non hanno vita facile in città.
E sono quindi molto solidale con le loro manifestazioni: sono solidale quando si sdraiano sulle strisce pedonali davanti a Montecitorio; sono solidale quando vedo in strada una bici bianca appoggiata a un muro a ricordare un ciclista morto. Epperò ogni tanto mi girano un poco gli zebedei (che peraltro non ho) quando si attribuisce sempre la colpa delle disgrazie agli altri. Quanti ciclisti incontro per strada senza casco? Quanti passano col semaforo rosso? Quanti addirittura contromano? A volte si guida la bici mentre si telefona, o, peggio, mentre si manda un sms! Ogni tanto sulla Colombo, nella corsia centrale, che non sarebbe nemmeno percorribile dai mezzi a due ruote, vedo perfino un ciclista (senza casco) che pedala con un gatto legato sulle spalle!
È chiaro a tutti che i ciclisti sono in una posizione debole e pericolosa, perché in caso di incidente con un mezzo a motore purtroppo è facile che siano loro ad avere la peggio. E allora, se l’attenzione alla guida è un dovere di tutti, a maggior ragione si dovrebbero drizzare tutte le antenne quando si pedala!
Clicca per vedere la presentazione.