Sono stata single per gran parte della mia vita, e questo ha significato lunghi periodi di astinenza sessuale: mica tutti i giorni ci scatta la passione e quasi mai la chimica si smuove verso il soggetto a disposizione.
Quindi serrande abbassate, umor grigio e lingua acuminata per ricordare a tutti quanto sia dura la vita della zitella temporaneamente senza un amante degno e soddisfacente.
Poi c’è da dire che l’estrema penuria di partner adeguati – fosse anche solo per il letto, dato che anche per quello ci vuole stile – manda in confusione i nostri ormoni, che talvolta sbagliano clamorosamente indirizzo: subbuglio e disappunto tra le mutande e il cervello.
Cioè: chi di noi non ha avuto un’avventura o una relazione di cui, oggi, si vergogna come un ladro smascherato?
Nei giorni scorsi mi è capitato di leggere su Facebook questo mio ex-amante vantarsi di tutte le fighe che si è fatto nella sua vita: affermazione piuttosto vera, niente da dire, ma altrettanto inspiegabile se non a causa della ridotta capacità cognitiva delle suddette (dato che lui non è né bello, né ricco, né simpatico, né particolarmente dotato di sagacia o fine intelletto) che riuscivano a rimanerci in coppia per mesi o anni.
Passi una notte o due, ma una relazione!
A quest’uomo grezzo e senza buon gusto ho dedicato – così come ad altri maschi emblematici – scritture di altissimo lirismo nel mio primo libro “L’inferno di Eros”, di cui lui credo non abbia mai preso visione data la sua difficoltà di elaborazione del pensiero intelligente.
Però sarebbe buona norma tenere nascoste queste macchie del nostro passaporto amoroso.
Mi rendo conto che, se parlarne ci può aiutare a capire che non siamo sole in questa landa di cessione indebita di passera, rischiamo di esporci al ridicolo ammettendo di avere mescolato i nostri umori con uomini poco sapiens e molto erectus.
Se poi non erano nemmeno tanto erectus allora sarebbe la disfatta completa della nostra immagine pubblica: imbecille sì, ma anche impotente è davvero troppo.
Così, per farvi sentire meno sole, oggi vi regalo il mio “Pene Operaio”.
PENE OPERAIO
Stefano mi scriveva e-mail sconclusionate.
Bel musetto
Struttura fisica alla Renato Pozzetto
Divertente e orgoglioso.
Non ci si capiva mai.
Ci si piaceva, quello sì,
ma le parole e i significati
si sporcavano sempre nel passaggio da me a lui.
Come se un mestolo di maionese
Cadesse sopra un piatto di amatriciana.
Un disastro.
Forse è che uno però ha fame,
e prova a mangiare comunque.
Lo invito a casa mia una sera.
Si parla, ci si stuzzica, si fa finta di guardare un film.
Sempre le solite carnevalate del corteggiamento.
Finalmente le nostre labbra
Si schiantano a metà strada
Le une sulle altre
In un bel bacio sensuale e appassionato
Di quelli con tanta lingua per poco tempo,
i miei preferiti.
La saggezza e l’orario
Mi consiglierebbero di accompagnarlo alla porta.
Gli umori che invece sento scorrere
Caldi in mezzo alle mie grandi labbra
Mi consigliano di portarlo in camera da letto.
Dove finiamo, in effetti.
Petting d’altura
E poi ci lasciamo.
Giusto il tempo di sentire il suo odore
Che ricorda quello di un orsacchiotto in letargo
Giusto il tempo di vedere il suo pisello
Che ricorda una grossa salsiccia
Vigorosa e brutta.
Rispettiamo il codice dell’ortodossia sessuale
Senza preservativo niente.
Ci diamo appuntamento
Per qualche giorno dopo
Muniti di salvifico lattice
E di libido trattenuta.
Finiamo per saldare le nostre attese
Con l’importo mancante:
Quello della scopata interminabile.
Stefano è un uomo un po’ stupido, sì.
Io dico A, e lui capisce B.
Dato che ho molta stima della mia padronanza della lingua italiana
Non posso far altro che concludere
Che il deficit cognitivo sia solamente suo.
Ve lo passo, con arroganza, come un dato di fatto.
Ma rispettando l’assioma
Del cervello vs pisello
La sua salsiccia funziona divinamente.
Mi scopa piano, come una contemplazione.
Poi per qualche secondo mi sbatte contro il muro,
come una punizione.
Alternando delizia e castigo
Gioco e serietà
Aperitivo e portate.
Finchè ci ritroviamo alle sei del mattino
Distrutti e anorgasmici,
senza nessuna alba nelle nostre mutande
ma con stelle di desiderio sempre accese.
Se dopo ore di succhiamenti e penetrazioni
La sua durezza non ha cedimenti
E’ chiaro che il suo cervello sia poco ossigenato.
La biologia non l’ho certo scoperta io.
Cerco di dare sollievo alla sua imperitura erezione
Spronandolo alla masturbazione
Che possa regalargli il ritmo che necessita
Per culminare nel meritato riposo.
Mi dispongo a bocca aperta
Sotto le sue mani che lo portano al piacere
In un tempo relativamente breve
Come io non avrei mai saputo fare.
E il sole finalmente riesce a sorgere
Anche lui felice per gli spermatici festeggiamenti.
Ora Stefano può tornare a casa.
Con la sua salsiccia operaia
Senza ape regina.
Io vado a sciacquarmi con acqua gelida
Pulendo la mia sessualità vibrante
E la mia mente intonsa.