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Pensieri e riflessioni su "Il precario equilibrio della vita" di Giorgio Marconi

Creato il 31 maggio 2012 da Anjaste @anjaste

Pensieri e riflessioni su Titolo: Il precario equilibrio della vitaAutore: Giorgio MarconiCasa Editrice: Montag EdizioniCollana: Gli orizzontiPagine: 112Prezzo: Euro 18,00Codice ISBN: 9788896793831Sinossi:Giulio Matreschi, pittore, ricoverato in una casa di riposo, racconta la sua vita a Goffredo, impiegato delle poste che va a trovarlo per consegnargli una lettera giunta a destinazione con un ritardo di cinquant'anni. È la lettera di Clara, l'unica donna che il pittore abbia mai amato e che, se ricevuta nel 1939, avrebbe potuto cambiare la sua vita. Alla vicenda si intreccia la simpatia che nasce tra Goffredo e Yvonne, infermiera della casa di riposo. Le storie dei tre protagonisti si legano nella cognizione che l'Amore non è mai sprecato, ma trova il modo di esprimersi anche a distanza di decenni. Amore che riesce finalmente ad abbracciare le loro esistenze, in bilico e sempre alla ricerca di un equilibrio pur nella consapevolezza della sua inconfutabile precarietà.
Il pensiero di Simona:Il precario equilibrio della vita è il primo romanzo di Giorgio Marconi; poco più di un centinaio di pagine che raccolgono al loro interno una storia davvero commovente. 
La struttura della trama è molto semplice e schematica; tre i protagonisti principali.Giulio Matreschi, ex pittore ormai nonvantottenne, spende gli ultimi anni della sua vita in una casa di riposo per ex artisti, a Parigi e in un giorno come tanti di quel 2006, mentre si trova in giardino per la sua consueta lettura mattutina, riceve la visita di un tale, Goffredo arrivato sin lì per recapitargli una vecchia lettera del 1939. A quel tempo le Poste Italiane, a causa di qualche strano scherzo del destino, persero la missiva, la quale cadde erroneamente a terra ed andò a nascondersi sotto uno scaffale degli uffici postali. Terzo personaggio di rilevante importanza è Yvonne, la responsabile  delle infermiere della casa di riposo.
Le storie che ci vengono proposte e che si sviluppano parallelamente sono due: da un lato abbiamo il racconto che l’anziano Giulio fa al “giovane” Goffredo (in realtà  Goffredo ha sessantacinque anni, ma viene spesso chiamato “ragazzo mio” dal quasi centenario ex pittore) e dall’altro la vita di Yvonne, di cui veniamo a conoscenza dai pensieri della stessa e dalle e-mails che si scambia con la sua amica del cuore Lotte.
In questo caso, ho deciso di spendere qualche parola in più per la storia raccontata da Giulio e che, in effetti, occupa la percentuale maggiore di spazio nel testo. Innanzitutto ho apprezzato tantissimo il fatto che all’inizio si racconti di questa vecchia lettera, che viene recapitata dopo oltre sessant’anni, ma che non viene aperta subito, bensì solo alla fine del romanzo, proprio verso le ultime pagine. Un espediente narrativo geniale, dal mio punto di vista. Non si può rinunciare alla lettura, la curiosità di sapere cosa ci sia scritto è troppa, soprattutto dal momento in cui si sa il nome del mittente: è Clara, l’amore della vita di Giulio. La loro storia d’amore, purtroppo, durò ben poco a causa di vicissitudini varie e della sorte, se vogliamo un po’ avversa. Nonostante ciò, però, seppur distanti, i due non smisero mai di amarsi. Il motivo per cui Giulio non apre subito la lettera è la paura. Paura di aver sbagliato tutto, paura di aver vissuto una vita troppo diversa da quella che sarebbe stata se la lettera fosse arrivata nel momento giusto.
«La vita è come un lungo viaggio. Con tante fermate e tante possibilità di prendere  coincidenze, cambiare percorso o tornare indietro eventualmente […] Quella lettera rappresentava la fermata, lo snodo principale nella vita di Giulio, ma non solo..» 
L’anziano artista invita Goffredo a rimanere un po’ con lui perché sente il desiderio di parlare con qualcuno e di spiegare come mai quella lettera abbia suscitato così tanto scompiglio nel suo animo ancora giovane e fresco, nonostante il trascorrere del tempo. Nella stessa giornata i due protagonisti si spostano da una zona all’altra della casa di riposo, dal giardino, alla sala da pranzo fino su al primo piano, dove si trova la stanza di Giulio.
Nell’arco di poco meno di ventiquattro ore viene raccontata una storia, un vero e proprio excursus temporale che va dai primi decenni del Novecento, attraversa due conflitti mondiali, fino ad arrivare ai giorni nostri. Il linguaggio utilizzato è molto ricercato, tipico dei racconti degli anziani attorno al focolare e chi parla è l’io del protagonista a tratti interrotto dalla voce del narratore esterno che interviene in terza persona.
Come ho anticipato la storia è molto commovente e coinvolgente e ha un finale... aperto. Si rimane con qualche cosa in più da voler sapere, ma al contempo, facile da immaginare. La maggior parte delle risposte vengono date e i dubbi chiariti, ma rimane ancora un certo senso di mistero che ognuno può risolvere all’interno di sé sulla base delle emozioni e dei pensieri che la lettura ha suscitato. 
Un piccolo gioiello imperdibile.


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