Magazine Economia

Pensioni sempre più a rischio, tempo di correre ai ripari

Da Robertopesce

Pensioni sempre più a rischio, tempo di correre ai ripariDevo ammettere che il tema “pensione” non è mai stato la mia passione, nè a livello personale nè tantomeno professionale con la mia attività di divulgazione e formazione in area coaching finanziario.

Il punto è che mi intristisce un pò vedere come per tantissime persone la pensione sia un obiettivo importante, vissuto come passaggio chiave della propria vita a cui tendere a tutti i costi. Certo, comprendo che per molti lavorare sia essenzialmente un obbligo vissuto male e magari anche con connotati usuranti per cui il traguardo della pensione viene visto come il raggiungimento della libertà dalla schiavitù del lavoro, peccato però che coincida con un periodo della vita in cui il grosso dei giochi sia ormai alle spalle.

Nonostante tutto ciò, l’argomento è assolutamente sentito a livello sociale e riveste un’importanza assoluta a livello tanto pratico quanto emotivo visto che fin da piccoli ci sentiamo ripetere che: “La pensione è davvero importante!“.

E’ interessante riflettere sul fatto che quello che può sembrare un istituto storico o basilare per la salute della società, è invece un’invenzione relativamente recente visto che solo a fine ’800, primi del ’900, iniziano a comparire le prime forme di previdenza sociale, inizialmente volontaria poi via via allargata in epoca fascista per diventare sempre più di massa dal secondo dopoguerra in avanti e ancora negli anni ’90 con l’estensione dell’obbligo previdenziale anche per i lavoratori autonomi.

Prima della nascita della previdenza sociale, da che mondo e mondo la sussistenza finanziaria degli anziani è sempre stata gestita autonomamente (nel senso che si lavorava sino alla fine dei propri giorni oppure si accumulavano patrimoni e “rendite passive” tali da creare indipendenza economica anche in assenza di reddito da lavoro) oppure garantita dai figli che, anche come forma di “gratitudine generazionale” e rispetto per i propri genitori si prendevano cura degli stessi confidando sul fatto che in futuro i propri discendenti avrebbero fatto lo stesso con loro.

Per noi, oggi, non è più così.

Con un presupposto evolutivo a mio parere molto mal concepito, lo Stato Sociale ha voluto sostituirsi agli antichi meccanismi e ha preteso una sempre maggior fetta del nostro reddito promettendoci di restituircela sotto forma di rendita vitalizia al raggiungimento di un certo traguardo di età e/o di anni contributivi. Tutto questo è un pò alla volta entrato nella mentalità della gente creando il mito della pensione come affrancamento dalla schiavitù del lavoro.

Peccato che, in tutto ciò, i geniali inventori e sviluppatori dell’architettura previdenziale abbiano fatto gravi e ripetuti errori di valutazione e abbiano clamorosamente fallito nell’adeguare per tempo i meccanismi alle mutate dinamiche sociali e demografiche.

E’ successo così che se un tempo avevamo 8 persone che lavoravano e versavano contributi e 2 che ne beneficiavano ci ritroviamo oggi con l’equazione invertita sia a causa dell’allungamento della durata della vita sia, soprattutto in Italia, a causa della diminuzione verticale delle nascite per nucleo familiare (nota: la proporzione di 8 e 2 prima citata è solo esemplificativa per rendere un’idea del trend, non rappresentativa del dato reale).

Come ulteriori elementi di dissesto si aggiungano le “baby pensioni” erogate per decenni per le quali la mia insegnante delle scuole medie andò in pensione a poco più di 40 anni, i numerosi finti invalidi, i morti a cui si continua a pagare come se fossero ancora vivi, i vitalizi dei nostri amatissimi parlamentari che ne godono anche con pochi giorni di legislatura (guardati il breve video qua sotto se vuoi indignarti una volta di più …), i fondi dell’Inps utilizzati per pagare le casse integrazioni della Fiat e via così allegramente spendendo e spandendo il denaro altrui.

www.youtube.com/watch?v=mly1tXw_3Co

Tutto questo per segnalarti una volta di più ciò che nessun politico ha il coraggio di dire con totale chiarezza ossia che, giocoforza, le nostre pensioni sono destinata a essere drasticamente e brutalmente ridotte e posticipate ad una sempre più tarda età e sempre più lo saranno in futuro.

Ancora in questa terribile estate il tema è tornato di attualità, questa volta è stato preso in esame il capitolo sull’età pensionabile delle donne, altri e più massicci interventi sono stati rimandati al prossimo giro di vite che con certezza non tarderà molto a venirci proposto.

Il punto è quindi: che fare?

La prima cosa che ti consiglio è di scaricarti e vederti la WEB COACHING GRATUITA sulla PREVIDENZA (CLICCA QUA) che ho realizzato tempo fa intervistando al riguardo Michele Colosio, Consulente Finanziario Indipendente. In quasi 2 ore di video Michele tocca non solo gli ultimi sviluppi delle riforme Dini & C. ma soprattutto presenta le varie proposte di previdenza complementare attualmente presenti sul mercato dei prodotti finanziari e previdenziali.

Nella Web Coaching troverai parecchie idee e informazioni preziose, tuttavia sentirai anche Michele manifestare scarso entusiasmo per le varie alternative presentate, spesso gravate da costi e oneri che ne diminuiscono pesantemente l’efficacia.

La mia idea personale è che per garantirsi una vecchiaia serena occorra agire e muoversi fin d’ora costruendo e attivando più di un elemento di supporto ai prodotti di previdenza complementare che possono essere parte della soluzione ma riguardo ai quali non mi sento totalmente sicuro e tutelato.

Di molte di queste idee e strategie parlerò nella prossima edizione del corso INTELLIGENZA FINANZIARIA (a Reggio Emilia i prossimi 23/24 settembre, CLICCA QUA per informazioni e iscrizioni).

Tra queste, una delle più interessanti e semplici da attuare è quella di attivare un PAC (Piano Accumulo Capitale) di lunghissimo termine costruito però su ETF e non su Fondi Comuni di Investimento e gestirlo, monitorarlo e “drogarlo” autonomamente così come spiegherò con dovizia di dettagli durante il corso stesso.

Un PAC così costruito e gestito è cosa assai diversa dal classico Piano di Accumulo Capitale venduto dalle banche, basato su Fondi Comuni spesso carichi di costi e commissioni che lo rendono inefficace, e ti darebbe oltretutto notevoli vantaggi in termini di flessibilità operativa e possibilità di cambiare gli ETF di riferimento, partendo ad esempio da ETF totalmente azionari, in questo periodo storico sfruttando soprattutto la forza dei paesi emergenti, per poi passare ad altre asset class qualora nel tempo mutassero gli scenari economici internazionali e quindi gradualmente convertire gli investimenti in obbligazioni e titoli di stato all’avvicinarsi dell’età pensionabile in modo da consolidare quanto costruito sin lì e mettersi al riparo da potenziali oscillazioni di breve termine dei mercati azionari.

Costruire un PAC in ETF di questo tipo destinato a finalità previdenziali è un’idea parecchio innovativa e fuori dal coro ma ho pochi dubbi sul fatto che potrebbe darti parecchie soddisfazioni, a patto naturalmente che tu ne comprenda in profondità natura e funzionamento e poi sia disciplinato negli anni nel seguire il piano stabilito. La flessibilità operativa è infatti un vantaggio importante ma che devi supportare attraverso la tua costanza e disciplina, viceversa potrebbe tramutarsi in un antipatico boomerang!

Agisci in fretta se hai a cuore la tua vecchiaia e la tua pensione, dall’Inps e dallo Stato non puoi che aspettarti altre cattive notizie negli anni a venire.

Roberto Pesce


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :