Con questo mio primo “ritratto di persona” inizio la mia collaborazione con L’Undici . Quando ho avuto il via libera per sbizzarrirmi nel campo dei ritratti è scattato in me il meccanismo da “venditore d’aspirapolvere”: prendi la persona più interessante che hai accanto, falle delle domande e spera che ne esca fuori qualcosa di decente.
Ho scelto di partire da Eleonora Beddini perché è una giovane donna, perché vive a Bologna come me e perché è una delle migliaia di professioniste che lavora in un campo molto difficile: quello della musica. La vado a trovare nella sua spaziosissima casa, e tra un dolcetto umbro e la preparazione di un piatto di pasta le sparo le mie undici domande (intermezzi esclusi).
Eleonora Beddini posa al piano. Di solito lo suona anche
1) RB: Eleonora, per far capire a chi ci legge che non racconto fregnacce, elenca i tuoi numerosi titoli e dicci chi sei.
EB: Allora….Ho una formazione classica, perché ho studiato al Conservatorio “Morlacchi” di Perugia, al “Martini” di Bologna e poi mi sono laureata al DAMS sempre di Bologna. In più ho studiato Tecniche d’Improvvisazione a Città di Castello col Maestro Ramberto Ciammarughi. Vengo dall’ambiente classico ma adoro la sperimentazione, e la contemporaneità. Lavoro un po’ dappertutto, in questo momento ho delle installazioni a Genova e a San Pietroburgo, per dire!
2) RB: Ti fermo. Perché c’è una cosa che ti devo assolutamente chiedere: per quale accidenti di motivo nel XX° secolo, in Italia, ti sei messa a fare la pianista invece, che so, di intraprendere la carriera medica, o quella da ingegnere, o quella da architetto?
EB: Ho avuto la fortuna di vivere in un ambiente familiare favorevole. Mio padre è chitarrista, prima che io nascessi i miei genitori mi avevano già comprato un pianoforte. Non mi hanno mai forzata a suonare, anzi, anche nei momenti di black out mi hanno sempre accompagnata con discrezione. E poi in casa nostra c’era sempre tanta musica, da Corelli a Bach, da Graziani ai Pink Floyd, ed anch’io alla fine sono diventata una musicista, ed una grande appassionata di musica italiana.
3) RB: Il mondo della musica, il tuo mondo, è ancora maschilista?
EB: Assolutamente si. Il ruolo della donna è sempre una cosa molto difficile da sviluppare.
RB: Qual è la tua pianista preferita?
EB: (ci pensa a lungo) Non me ne viene in mente nessuna.
RB: Ma come… !
EB: Se devo dire un nome della musica classica allora Martha Argerich (nella foto). Vedi, il fatto è che i miei riferimenti musicali non stanno nella musica.
Martha a colori. Per chi crede che i pianisti classici siano tutti morti.
RB: In che senso?
EB: Per esempio, sono sempre andata a teatro a vedere più la prosa che i concerti. Preferisco non fare musica autoreferenziale, la musica che cerco di comporre e di suonare è più sincretica, di coesione con qualcosa di più completo. Lavoro molto con il teatro, e teatro di tutti i generi, dai monologhi al musical. Per questo sono sempre alla ricerca di stimoli differenti.
Mi segno la parola “sincretico” tra le dieci da imparare per la prossima settimana e passo alla domanda successiva.
5) RB: Una musica che abbracci più saperi, quindi. Tu pensi che abbia ancora senso oggi parlare di musica classica? Non credi sia diventato un genere di nicchia? Oppure, è possibile ed ha senso per te rendere “popolare” la musica classica?
EB: La musica classica non ha bisogno di essere “popolare”. Io credo che viviamo male la nostra contemporaneità. Credo che ci sia stato un forte strappo con le avanguardie musicali dei primi del ’900 ed ancora di più con quelle degli anni ’70. Subiamo una totale mancanza di strumenti critici. Oggi la musica ha altre funzioni, è più pop, aggregante, ma è anche un linguaggio di consumo, per degli esseri umani che vanno sempre di fretta, che non si fermano più a pensare. Si è persa la fruibilità del linguaggio classico. Per esempio, ci sono poche stagioni sinfoniche in Italia. E poi, ti posso confessare una cosa?
RB: Certo.
EB: Io non sopporto tutte quelle associazioni culturali che tentano di rendere più simpatica la musica classica, che tentano di mettere sullo stesso piano una sonata di Mozart con una birra al pub per attirare più pubblico. C’è bisogno di una attenzione differente.
RB: Pensi che la scuola potrebbe aiutare in questo?
EB: Certo. La scuola è fondamentale! Non puoi mettere mia nonna (parole sue, NdA) ad insegnare musica, e tanto più ai bambini, credendo che l’insegnamento della musica per i giovani sia qualcosa da sottovalutare. Ci vogliono dei professionisti anche in questo campo.
(Nonne di tutta Italia, siete avvisate).
6) RB: Restando sull’educazione musicale, da cosa consiglieresti di cominciare a chi come me non è ferratissimo sulla musica classica?
EB: Oddio, dipende dal tipo di persona!
RB: Ad uno come me, per esempio?
EB: (mi scruta con attenzione, spero di non essere irrecuperabile)… Opera, di sicuro. Rossini e Mozart, i più grandi autori di opera buffa.
RB: E ad un metallaro prog?
EB: Sicuramente Bach.
RB: E ad un metallaro classico?
EB: Béla Bartok (nella foto).
(Chi? Mi fa vedere dei video. Effettivamente il buon Béla ha composto sonate molto, molto metal).
Il buon vecchio Béla in b/n. Perché lui è già morto.
7) RB: Domanda inevitabile per una come te: hai mai pensato di andartene dall’Italia?
EB: (fatale abbassamento di sguardo e intristimento del clima) Si. In Svizzera, o in Germania.
RB: E che cosa ti ha frenato?
EB: Mah, un sacco di cose, in particolare l’insicurezza sul futuro. Sai, all’estero ci vai per rimanerci, non ha senso formarsi all’estero per poi tornare…qua (smanaccia verso la finestra aperta). Come la mia collega, Laura Montanari, con me nel duo delle Mama’s Gan, che adesso vive in America. Io non ce la farei a vivere in America, né in Germania, non ce la farei a sacrificare la qualità della mia vita, il cielo blu o il cibo buono.
(Il famoso cielo blu di Bologna, già, ma ho capito il succo).
8) RB: Eleonora, che cosa bolle adesso nella tua pentola?
EB: Un progetto su cui sto lavorando a pieno ritmo è il mio nuovo cd, si intitola “Doppio Gioco”, con brani inediti e cover di artiste di vario calibro, da Patti Smith a Joni Mitchell. E’ in uscita a fine novembre, su Itunes.
RB: Niente negozi di dischi?
EB: Niente negozi. La distribuzione fisica non ha più senso.
(Ricevuto).
9) RB: Adesso, cara Eleonora, ti toccano le tre domande di rito che farò a tutti i miei prossimi intervistati, una sorta di “termometro” dell’Italia di adesso. Hai votato alle ultime elezioni?
EB: Si.
RB: E sei soddisfatta del tuo voto?
EB: Assolutamente no!
10) RB: Hai mai letto un libro di Fabio Volo?
EB: No.
11) RB: E per finire, la più classica delle classiche: Beatles o Rolling Stones?
EB: Troppo facile per me, Beatles. Ho pure composto un disco due anni fa, con Laura (Montanari, l’emigrata in America, NdA), si chiama “Across the road” ed è una riscrittura di “Abbey Road”. Lo trovi sempre su Itunes. Perché la distribuzione fisica…
… non ha più senso, già.
Ci mangiamo il famoso piatto di pasta, durante il quale, a “taccuino spento”, Eleonora mi confessa di essere stata una mezza campionessa di ginnastica artistica e di aver sempre amato i cartoni come “Holly e Benji” e detestato i polpettoni alla “Piccoli problemi di cuore” (che io invece adoravo). Scattiamo in tutta fretta qualche foto che non userò e ci lasciamo con un pensiero: prima o poi arriverà quel giorno quando qualcuno, alla domanda n.11, mi risponderà con un sorriso imbarazzato: chi?!.
Per fortuna oggi non è quel giorno, perché oggi su Bologna, come piace ad Eleonora, splende il grigio.
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