Incuriosito dalle tante polemiche piovute
addosso all’ultima edizione di Miss
Italia, facendo zapping ieri sera sono incappato nella replica della
finalissima su La7d, secondo canale
(declinato per lo più al femminile) appartenente alla rete di Urbano Cairo.
La passata edizione, quella del 2013,
condotta da Massimo Ghini, Cesare Bocci e l’ex Miss Italia Francesca Chillemi, era stata a dir poco
imbarazzante: disordinata, sciatta e condotta davvero male.
Quest’anno molta attesa c’era intorno a
questa 75esima edizione, non
soltanto perché si cercava quel riscatto di audience (nel 2013 erano poco più
di settecentomila i telespettatori), ma anche perché rappresentava il ritorno
sulle reti generaliste, dopo qualche anno di militanza su canali satellitari a
pagamento di Sky, di Simona Ventura,
reduce, a sua volta, da qualche insuccesso professionale, tra cui proprio una
sorta di “Quelli che il calcio”, di cui la conduttrice torinese era la padrona
di casa in Rai, e che su Cielo invece ha rappresentato una piccola sconfitta
televisiva.
Miss Italia e Simona Ventura, due reginette
in cerca della stessa corona: l’auditel.
Urbano Cairo aveva scommesso su di uno share
del 10%. Lo share invece è stato del 7,22% con poco più di un milione di
telespettatori.
A nulla è valsa l’apertura al concorso delle
trentenni, a nulla è valsa l’apertura alle ragazze un po’ più morbide, dalla
taglia 44 in su, e a nulla varrebbe forse l’apertura a qualsiasi altra
categoria o fascia di età. Il format televisivo di Miss Italia, che tanta fortuna
ha avuto fino agli inizi degli anni 2000 e, insieme a Sanremo, era tra gli show
rai più seguiti, proprio non ce la fa più, e annaspa in un panorama televisivo
frazionato e variegato che molta altra offerta (o alternativa) consente a quel
pubblico che proprio non vuole vedere ragazze sfilare in costume.
Prodotto quest’anno dalla società Magnolia, il programma ha subito
sensibili modifiche, con una noiosa suddivisione delle ragazze in strambi
gruppi, tra l’altro già vista sulle reti rai, noiose intro pre-registrate e
improbabili quadri “moda” circensi, floreali o sadomaso.
Un tentativo fallito di modernizzare uno show,
cui non sono bastati i brani in classifica come colonna sonora e gli ospiti in
giuria, dal rapper Emis Killa, idolo
dei giovanissimi in una versione decisamente più formale, ad Alena Seredova, oggetto di gossip dopo
la separazione dal calciatore Gigi Buffon.
Elementi che tuttavia nulla o poco hanno aggiunto ai risultati finali. Ma la
conferma è arrivata comunque: Miss Italia per il terzo anno consecutivo sarà
l’anno prossimo su La7, e a condurlo ci sarà ancora una volta Simona Ventura.
Uno spettacolo noioso, svilente per quello
spettatore-disinteressato, senza amiche, parenti o conoscenti varie che vi
partecipano, e che dovrebbe essere motivato a vederlo semplicemente perché
bello o divertente. Ma la verità è che in Italia i conduttori televisivi
vogliono imprimere la loro impronta ad un format che dovrebbe restare fedele a
se stesso, come quella formula, “Per te
Miss Italia… continua” che tanto lo ha caratterizzato all’inizio degli anni
2000 e a cui forse il concorso così tanta fortuna deve. Così come dovrebbe
essere uno spettacolo più snello, veloce, senza orpelli, riempitivi, inutili
siparietto o conduttore-centrico, ma a servizio di ragazze, sostanzialmente
anonime, che sognano almeno quei quindici minuti di popolarità di cui parlava
Andy Warhol.
Magazine Gossip
Incuriosito dalle tante polemiche piovute
addosso all’ultima edizione di Miss
Italia, facendo zapping ieri sera sono incappato nella replica della
finalissima su La7d, secondo canale
(declinato per lo più al femminile) appartenente alla rete di Urbano Cairo.
La passata edizione, quella del 2013,
condotta da Massimo Ghini, Cesare Bocci e l’ex Miss Italia Francesca Chillemi, era stata a dir poco
imbarazzante: disordinata, sciatta e condotta davvero male.
Quest’anno molta attesa c’era intorno a
questa 75esima edizione, non
soltanto perché si cercava quel riscatto di audience (nel 2013 erano poco più
di settecentomila i telespettatori), ma anche perché rappresentava il ritorno
sulle reti generaliste, dopo qualche anno di militanza su canali satellitari a
pagamento di Sky, di Simona Ventura,
reduce, a sua volta, da qualche insuccesso professionale, tra cui proprio una
sorta di “Quelli che il calcio”, di cui la conduttrice torinese era la padrona
di casa in Rai, e che su Cielo invece ha rappresentato una piccola sconfitta
televisiva.
Miss Italia e Simona Ventura, due reginette
in cerca della stessa corona: l’auditel.
Urbano Cairo aveva scommesso su di uno share
del 10%. Lo share invece è stato del 7,22% con poco più di un milione di
telespettatori.
A nulla è valsa l’apertura al concorso delle
trentenni, a nulla è valsa l’apertura alle ragazze un po’ più morbide, dalla
taglia 44 in su, e a nulla varrebbe forse l’apertura a qualsiasi altra
categoria o fascia di età. Il format televisivo di Miss Italia, che tanta fortuna
ha avuto fino agli inizi degli anni 2000 e, insieme a Sanremo, era tra gli show
rai più seguiti, proprio non ce la fa più, e annaspa in un panorama televisivo
frazionato e variegato che molta altra offerta (o alternativa) consente a quel
pubblico che proprio non vuole vedere ragazze sfilare in costume.
Prodotto quest’anno dalla società Magnolia, il programma ha subito
sensibili modifiche, con una noiosa suddivisione delle ragazze in strambi
gruppi, tra l’altro già vista sulle reti rai, noiose intro pre-registrate e
improbabili quadri “moda” circensi, floreali o sadomaso.
Un tentativo fallito di modernizzare uno show,
cui non sono bastati i brani in classifica come colonna sonora e gli ospiti in
giuria, dal rapper Emis Killa, idolo
dei giovanissimi in una versione decisamente più formale, ad Alena Seredova, oggetto di gossip dopo
la separazione dal calciatore Gigi Buffon.
Elementi che tuttavia nulla o poco hanno aggiunto ai risultati finali. Ma la
conferma è arrivata comunque: Miss Italia per il terzo anno consecutivo sarà
l’anno prossimo su La7, e a condurlo ci sarà ancora una volta Simona Ventura.
Uno spettacolo noioso, svilente per quello
spettatore-disinteressato, senza amiche, parenti o conoscenti varie che vi
partecipano, e che dovrebbe essere motivato a vederlo semplicemente perché
bello o divertente. Ma la verità è che in Italia i conduttori televisivi
vogliono imprimere la loro impronta ad un format che dovrebbe restare fedele a
se stesso, come quella formula, “Per te
Miss Italia… continua” che tanto lo ha caratterizzato all’inizio degli anni
2000 e a cui forse il concorso così tanta fortuna deve. Così come dovrebbe
essere uno spettacolo più snello, veloce, senza orpelli, riempitivi, inutili
siparietto o conduttore-centrico, ma a servizio di ragazze, sostanzialmente
anonime, che sognano almeno quei quindici minuti di popolarità di cui parlava
Andy Warhol.
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