Una decina di giorni fa Lucia Galasso, Irene Fabbri e Rossella di Bidino hanno dato vita ad un contest "A cena con gli ottomani" dove i blogger venivano invitati ad inventare una ricetta di influenza ottomana. L'evento, ispirato dal libro di Maria Pia Pedani "La grande cucina Ottomana", si chiuderà con una cena a tema, ottomana appunto, prevista il prossimo 20 maggio a Roma. Uno degli ingredienti che non poteva mancare era il caffè, la mia amatissima bevanda, e così ho pensato di inserirlo in un dolce che rispecchia la tradizione di entrambe le culture.
Il caffè arrivò in Europa attorno al 1600, dopo la cacciata degli Ottomani da Vienna e, come accadde per le spezie, Venezia - e nello specifico il mercato di Rialto - dettò legge come solo la Serenissima sapeva fare.
Il caffè infatti venne introdotto in Italia da Prospero Alpino, un botanico padovano che portò con sé da un viaggio in Oriente qualche sacco di queste bacche molto diffuse dall'Arabia all'Egitto e che già avevano conquistato Costantinopoli attorno al '500. Com'era accaduto per il pepe e il cardamomo, all'inizio il caffè era destinato agli spezieri, i farmacisti veneziani, in quanto già nell'XI secolo, Avicenna, medico e filosofo persiano, aveva attribuito alle rosse bacche, che qualche monaco sufi aveva carbonizzato gettandole sul fuoco, incredibili qualità medicamentose, affermando che il caffè "fortitica le membra, purifica la pelle e procura a tutto il corpo un odore eccellente".
Dalle farmacie ai nobili il passo è stato breve e breve fu il passo dai salotti patrizi alle piazze veneneziane: il primo caffè italiano fu proprio aperto a Venezia, nel 1645, sotto le Procuratie in Piazza San Marco e, un secolo dopo, la città lagunare contava già 200 locali che servivano il caffè in tazza e quasi una quarantina di botteghe che vendevano la magica miscela.
Tre erano i caffè "cool" di Venezia: l'elegante Caffè Florian, il Quadri (gestito da un paio d'anni dalla famiglia Alajmo), che si specializzò nell'offrire il caffè "alla turca" e il Lavena, che vide tra i suoi clienti più affezionati Wagner e d'Annunzio, accompagnato dalla mitica contessa Casati Stampa, famosa anche per gli occhi bistrati e per l'abitudine di portare un ghepardo al guinzaglio.
Ho sempre amato il Florian, le sue stanze eleganti - tra le quali anche una "orientale" - anche perché fu un vero caffè letterario, com'era la moda del tempo e come accadde anche al Pedrocchi di Padova.
Tra le stanze del Florian aveva la sua redazione Gaspare Gozzi, fondatore della Gazzetta Veneta, e sicuramente abbozzò qualche schizzo, tra una tazza di caffè ed un vassoio di "golosessi", Antonio Canova, grande amico del proprietario. (Per golosessi si intente la tipica piccola pasticceria veneziana come gli amaretti, gli ossi da morto, i baicoli, gli "esse" di Burano tanto amati dalla comunità Ebraica, i bussolai con sucaro, i caramei col steco, i pevarini, le castagnole, le mitiche frittelle e i zaeti, i primi biscottini gluten-free che la pasticceria ricordi.)E' stato così che ho pensato di unire i dolci tipici di due culture così apparentemente diverse, ovvero il Budino di riso alla cannella, turco, e la ricetta di un antichissimo dolce veneziano, il Budino di risi e ricotta, adattandoli al mio amore per il caffè e per le spezie.
"Budin de risi e puina" ovvero Budino speziato di risi e ricotta con caffè e pistacchi
Ingredienti 500 gr di latte crudo, 100 gr di riso originario (ricchissimo di amido), 100 gr di zucchero profumato alla vaniglia, 1 tazza di caffè (espresso o con la moka, a gusto), 4 tuorli bio, 200 gr di ricotta, 2 cucchiai di fecola, 50 gr di uvetta sultanina, 50 gr di pistacchi, 6 bacche di cardamomo, un pizzico di cannella, sale. Procedimento Accendere il forno e portarlo a 170°, statico. Pestare in un mortaio i semi di cardamomo. Ammollare l'uvetta sultanina in un cucchiaio di acqua tiepida (o vino passito o marsala se graditi). Tritare i pistacchi. Portare a bollore il latte con il riso, la fecola ed un pizzico di sale, montare i tuorli con lo zucchero, passare al setaccio la ricotta, mescolare il cardamomo alla tazzina di caffè. Tritare i pistacchi. Lontano dal fuoco unire al latte e riso caldi il caffè con il cardamomo, la cannella, le uova sbattute, la ricotta e per ultimo l'uvetta ed i pistacchi. Mescolare bene e versare il composto in una tortiera tonda di 22 cm di diametro oliata e cucinare nel forno caldo per circa 50'. Lasciar raffreddare, sformare e servire decorando con un po' di zucchero a velo e qualche pistacchio intero.