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Perché?

Da Pentolapvessione

Ci sono ovviamente delle volte in cui ho dei dubbi, in cui mi chiedo che senso abbia quello che sto facendo e il perché di tutta questa diligenza.
Perché tutti i piatti del Talismano? Perché cucinarli senza mai barare? Perché scrivere tutte le ricette preparate? Perché condividerle con il maggior numero di persone possibili? Perché assaggiarle tutte a meno che non siano velenose per il mio organismo? Perché tagliare, impastare, lavare, apparecchiare, sparecchiare e riniziare daccapo quasi ogni giorno?

Per 2 persone

Bistecca alla fiorentina

Perché?

Bistecca spessa di vitellone
limone
olio
sale
pepe

Morale della Bistecca alla fiorentina: “tra le specialità della gastronomia toscana, la bistecca alla fiorentina ha un posto di rilievo. Perché essa sia apprezzata dai buongustai è indispensabile adoperare manzo giovanissimo, che a Firenze chiamano vitellone.
La bistecca va ritagliata nella costa e dovrà avere circa due centimetri e mezzo di spessore. La carne dovrà essere tenera e a un giusto grado di frollatura (ossia non essere stata macellata troppo di fresco)”.
Non fosse che dovrei anche cuocerla sulla gratella “su fuoco di carbone di legna” scriverei che è lei, ma questa è la notte nera in cui tutte le vacche sono nere.

Fino al 10 novembre al fondo di ogni post comparirà  Taste&Match, aderite numerosi!

Perché?

Ed eccomi qua pronta per la serata Winexplorer ideata da Fernando Wine, alla sua seconda edizione torinese.
Due antipasti + due primi + due secondi + due dolci = Otto piatti, otto portate per otto vini, otto abbinamenti per otto assaggi, otto foodbloggers per otto pietanze.
A me il compito di cucinare un antipasto che si abbini con un secco e fresco Erbaluce Rustìa 2011 di Orsolani.
Dopo averlo annusato e assaporato sfoglio attentamente il Talismano e opto per questa ricetta di Manzo in involtini di cavolo, che da noi in Piemonte sarebbe il capunet.
Mentre le altre ragazze si sbizzarriscono in incredibili ricette fantasmagoriche che avrete presto il piacere di scoprire e l’onore di assaggiare io come sempre vado sul classico, la cara Ada è una signora tradizionale. L’unica variazione che apporto alla ricetta sono le dimensioni: dovendo fungere da antipasto riduco il formato fino a farlo diventare mignon, un boccone e via. Voi astanti avrete così modo di gustare gli antipasti senza sentirvi satolli dopo una sola portata, proprio come succede a noi questa sera.
Ci vediamo il 10 novembre!
Cliccando qui troverete tutte le informazioni necessarie per partecipare.

Per 4 persone

Manzo in involtini di cavolo

Perché?

Cavolo cappuccio 8 foglie tenere ma belle grandi
trita di manzo 200 g
mollica di pane 35 g
tuorlo d’uovo 1
parmigiano grattugiato 1 cucchiaio
prezzemolo 1 ciuffo
sugo d’arrosto
sale

Sfogliate il cavolo facendo attenzione a non rompere le foglie, mettete a bollire un bel pentolone d’acqua, al bollore salate, tuffateci dentro le foglie, appena riprende il bollore scolatele – ci vorranno pochi minuti – sciacquatele sotto l’acqua fredda e mettetele ad asciugare su un canovaccio continuando a fare attenzione a non distruggere le foglie che devono rimanere intere. Preparate il ripieno mescolando con cura in una terrina la carne trita, il tuorlo, il parmigiano, il prezzemolo tritato e la mollica di pane inzuppata nell’acqua. Dividete le foglie di cavolo in quattro parti della stessa grandezza togliendo la costa dura centrale, prendete piccole porzioni della farcia preparata e disponetele al centro di ogni foglia, arrotolate la foglia in modo che il ripieno non esca, cospargete il fondo di una teglia con il sugo finto, allineate gli involtini, copriteli con un po’ d’acqua calda in cui avete stemperato qualche altra cucchiaiata di sugo d’arrosto e infornate per una mezz’ora abbondante, finché il sugo non si è addensato.
Morale del Manzo in involtini di cavolo: è una ricetta tipica del canavesano, una cugina prima dell’Erbaluce, una ricetta volendo anche povera perché nella farcia ci potete far finire anche avanzi di arrosto, fette solitarie di prosciutto, raminghi fondi  di mortadella, remoti affettati che vagano da un po’ nel vostro frigo. Tra cavolo, carne e sugo finto il sapore è ricco e stuzzicante.
Così piccoli sono un ottimo antipasto; se preferite servirli come secondo o non avete la pazienza del Buddha e volete prepararli più grandi potete optare per dividere la foglia di cavolo in due parti, se avete la fame di Obelix e avete perso per strada la pazienza di Giobbe potete non dividere le foglie affatto.



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