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Perchè amo la fantascienza

Creato il 07 novembre 2010 da Sekhemty

Da 2001: Odissea nello Spazio:
Quando si stancava dei rapporti ufficiali, dei memorandum e delle minute, inseriva lo schermo-notizie formato foglio protocollo nel circuito informazioni della nave spaziale e poteva leggere le ultimissime dalla Terra. A uno a uno captava i più diffusi quotidiani elettronici del mondo. [...] Spostando l’interruttore sulla memoria a breve termine dello schermo, manteneva ferma su di esso la prima pagina, mentre rapidamente scorreva i titoli e prendeva nota delle notizie che lo interessavano. Ognuna poteva essere inquadrata da un doppio cursore di riferimento; spostando quest’ultimo, un rettangolo formato francobollo si ampliava colmando completamente lo schermo e lo poneva in grado di leggere agevolmente la notizia. Dopo la lettura, tornava alla pagina completa e sceglieva una nuova notizia o un altro articolo da leggere. [...]
I testi venivano aggiornati automaticamente ogni ora; anche leggendo soltanto le edizioni inglesi, si poteva trascorrere un’intera esistenza non facendo altro che assimilare il fiume di informazioni sempre rinnovato trasmesso dai satelliti delle notizie.
- Arthur Clarke

Questo brano è tratto dalla più famosa delle opere di Arthur Clarke, pubblicata nel 1968, quasi in contemporanea con l’ancor più nota controparte cinematografica.
Non è certo una novità trovare in romanzi di questo genere accenni a sviluppi tecnologici e sociali non ancora reali al momento della scrittura. Questa capacità di “prevedere” il futuro ha sempre ammantato gli autori di fantascienza (in particolare quelli con maggiore background scientifico e tecnico) di una certa capacità quasi magica, da profeti.

Ovviamente, non c’è nulla di magico o di mistico in ciò: le conoscenze in ambito tecnologico (o puramente scientifico, tecnico e anche sociale) di un autore lo portano in maniera abbastanza naturale a speculare sui possibili sviluppi futuri, a formulare delle ipotesi, e a narrare storie in cui queste speculazioni sono la realtà. In effetti, questo processo potrebbe anche essere una delle possibili definizioni del genere fantascientifico.
Dicevo, comunque, che in tutto ciò non c’è nulla di magico e nemmeno di strabiliante: queste ipotesi a volte vengono confermate dall’effettivo avanzamento della scienza, portando inevitabilmente a situazioni che vengono sempre definite con la frase fatta di “realtà che supera la fantasia”; molto spesso comunque capita anche che determinate previsioni vengano smentite in toto da nuove conoscenze, ed una visione in retrospettiva fa apparire queste ipotesi come ingenue ed infantili; la scienza sa essere impietosa nei confronti dell’arte letteraria.

Perchè amo la fantascienza

Ma al di là del discorso più generico tra il rapporto tra scienza e fantascienza, il brano in questione mi ha colpito in quanto descrive con una precisione quasi totale e sorprendente un attuale tablet computer, in particolare nell suo utilizzo come news reader. In altre parole, una specie di iPad, ma senza la melina dietro che ne raddoppia il prezzo.
Nulla di strabiliante, dopo tutto questo genere di apparecchiatura è già stato visto chissà quante volte in un numero spropositato di film, basti pensare, a titolo esemplificativo, ai PADD utilizzati costantemente nelle varie serie e nei film di Star Trek.

La cosa, però, assume una prospettiva leggermente diversa se si considerano un paio di fatti: il brano è tratto da un romanzo di più di quarant’anni fa, quando non solo non esistevano i tablet, ma nemmeno i personal computer; e che oltre a descrivere un oggetto attuale nel suo aspetto esteriore, ne descrive altrettanto accuratamente il funzionamento e l’utilizzo.
Il brano prosegue poi con alcune considerazioni su come questo bombardamento di notizie non sia sempre accompagnato dalla qualità delle stesse, essendo la cronaca composta per la maggior parte di contenuti banali, deprimenti e di cattivo gusto. Ed anche questo è un tema alquanto attuale.

In definitiva, si può trarre una conclusione da questo: se si vogliono fare soldi a palate, più che scrivere di fantascienza, occorre leggerne parecchia. Non servono idee geniali, basta mettere in pratica quelle di qualcun altro.


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