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Perché gli islamici vogliono distruggere Tombouctou

Creato il 04 luglio 2012 da Dragor

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 «C’è un solo Dio» ha detto Abu Albas con il sorriso arrogante di chi crede di sapere tutto. «Cosi’ questo è haram, proibito. Ecco perché lo raderemo al suolo.» Poi ha fatto un gesto circolare che comprendeva tutte le meraviglie di Tombouctou. L’immagine è stata diffusa dalle TV del mondo intero. Se Abu Abas e i suoi amici non vengono fermati (e non lo saranno, perché sono già in azione), presto potrete vedere questa meravigliosa città solo in fotografia.

Tombouctou è una delle più belle città d’arte del mondo, un caso rarissimo nell’Africa subsahariana perché conserva memorie del suo favoloso passato in un continente dove le costruzioni sono generalmente aleatorie e spariscono dopo pochi anni. Ma Tombouctou è costruita sul solido, con uno straordinario impasto di sabbia che ha saputo sfidare il tempo. Fondata fra l’XI e il XII secolo, è chiamata « La Città dei 333 Santi » e le sue meraviglie avevano lasciato a bocca a aperta i portoghesi che ci andavano per i loro traffici. Hanno influenzato perfino l’architettura europea, Le Corbusier in testa.

 

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Perché Abu Albas e i suoi amici vogliono distruggere il suo patrimonio? Semplicissimo, perché i mercenari e gli jihadisti di Ansar Dine, il movimento ribelle del Mali, sono formati sul modello wahabita, la quintessenza del sunnismo diffuso nei paesi del Golfo. Là si pratica un islam diverso da quello del Mali, dove prevale la credenza soufi. Nel sunnismo la rappresentazione di Dio è strettamente proibita mentre il soufismo autorizza i santi e la loro rappresentazione. La dottrina wahabita prona un rapporto diretto fra il credente e Dio. Perfino la figura del Profeta non è centrale. In ogni caso la maggior parte degli Stati wahabiti proibisce queste distruzioni, che in effetti hanno sconvolto tutto il mondo musulmano.

 

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Ho visto i sepolcri dei santi a Kairouan in Tunisia e quelli dei mamelucchi al Cairo. Nessuno si sogna di distruggerli. Sempre al Cairo, sono entrato nel mausoleo del santo Moulay Idriss  e ho fatto i prescritti 7 giri intorno alla sua tomba coperta d’oro. E I turchi non soltanto non si sono mai sognati di distruggere la basilica cristiana di Santa Sofia, ma l’hanno presa come modello per le loro moschee. A Tombouctou sono già stati distrutti 3 mausolei su 16 e la porta della moschea Sidi Yahia che vedete qui sopra. Secondo la leggenda, chi apre questa porta avrà tutte le sventure del mondo. Gli islamisti di Ansar Dine vogliono chiaramente sfidare la leggenda e anche l’occidente che ha classificato la città come Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

 

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In qualche modo posso capire il loro comportamento. Sono stati formati nelle scuole coraniche e ne ho viste abbastanza per sapere come la ripetizione ossessiva delle surate del Corano possa rincretinire la gente. Quello che non posso capire è il comportamento di certi occidentali, con tutta la loro spocchia culturale. È inammissibile che un qualsiasi militare come Arthur Harris, formatosi in una cultura che attribuisce all’arte il suo giusto valore, si arroghi il diritto di distruggere una meravigliosa città d’arte come Dresda, capolavoro del barocco, solamente per far paura ai tedeschi in modo che si arrendano prima. E nemmeno il fatto che il ministro della cultura tunisino, un uomo che si presuppone colto, che ha studiato in Europa e che aveva promesso il massimo della libertà per l'arte, denunci per «offesa ai valori della tradizione» un artista che con la sua opera illustra splendidamente gli orrori della lapidazione. Allo stesso modo non posso ammettere che i preti cristiani vadano in Africa per imporre la loro religione e brucino montagne di meravigliose statue e maschere definendole «opere del demonio». Ecco il vero scandalo: quando i barbari s’infiltrano nella società civile, occupano posti di responsabilità e ne approfittano per imporre la barbarie.

 Dragor


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