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Perché i capi palestinesi vanno a curarsi in Israele

Creato il 19 giugno 2014 da Dragor

 

Amina abbas

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  SE HA ACCUMULATO soltanto un centesimo della fortuna ammassata dal suo predecessore Arafat, Mahmoud Abbas è miliardario. Fra l’altro, per intascare più soldi, si è prolungato ad libitum il mandato di presidente dell’Autorità Palestinese, che  sarebbe dovuto durare 4 anni e  dura da 12.  Poteva far curare sua moglie Amina nel miglior ospedale americano o europeo, o perché no in un paese limitrofo come l’Egitto, la Giordania o il Libano. Invece sapete che paese ha scelto? Israele. Proprio così, ha mandato la sua amata metà a curarsi in un ospedale israeliano. Non c’è male per un tizio che si è laureato con una tesi negazionista della Shoah, che predica il boicottaggio dei prodotti israeliani, che pregando a fianco di Bergoglio nel Vaticano ha invocato la distruzione d’Israele e che ha perfino accusato gli israeliani di avere avvelenato Arafat. Naturalmente i maligni diranno che ha mandato la sua dolce consorte in Israele sperando che faccia la stessa fine.  Ma sbaglia chi pensa male, perché anche Mahmoud Abbas si è fatto curare più volte negli ospedali israeliani.

   I MALIGNI dovrebbero spiegare perché anche il primo ministro di  del movimento terrorista Hamas, Ismail Haniye,  un tizio  che tira razzi su Israele, organizza attentati e fomenta rapimenti, che accusa Israele di avere trasformato Gaza in una prigione a cielo aperto,  che si dispera perché con il muro costruito dai  maledetti da Allah i suoi tagliagole non possono più passare in Israele per far saltare gli autobus, distruggere i bar o sgozzare i bambini, ha mandato la sua nipotina  a curarsi in un ospedale israeliano. Vedere per credere. La piccola Amal, sofferente di una rara malattia dell’apparato digerente che ha attaccato il suo sistema nervoso,  è stata curata in modo impeccabile. O forse il buon Ismail sperava che gli israeliani gliela cucinassero in salmì per poi fare propaganda sugli orchi con la stella di Davide che mangiano i bambini? Non ci sarebbe da stupirsi da parte di un tizio che di solito usa i bambini come scudi umani nella speranza che glieli ammazzino per poi pubblicare le foto su FB (e che in mancanza di foto originali pubblica foto di bambini ammazzati in Siria).

    I MALIGNI dovrebbero spiegare anche perché ogni anno migliaia di abitanti di Gaza si fanno curare in Israele, gratis quando i loro mezzi non permettono di pagare il conto. E perché prediligono Israele per le vacanze, visto che a Gaza la propaganda tempesta che in Israele c’è l’apartheid peggio che in Sudafrica quando comandavano i bianchi. L’anno scorso 800.000 palestinesi hanno passato le vacanze nel paese della Stella di Davide ed era un piacere vederli prendere mollemente il sole sulle spiagge di Tel Aviv. Un saggio di come potrebbe essere la regione se gli eredi di Hadji Amin, una minoranza che tiene in ostaggio tutti i palestinesi, non continuassero a predicare l’odio per arricchirsi facendo i rifugiati a vita con i miliardi degli USA, dell'UE e del Quatar.

    FORSE QUALCUNO, fra le vaste schiere degli odiatori professionisti (quelli che prima di Israele odiavano gli ebrei e con l’antisraelismo hanno trovato una splendida scusa politicamente corretta per manifestare il loro razzismo), si meraviglierà di queste notizie ma gli israeliani no, ci sono abituati. Chiunque sia entrato in un ospedale israeliano ha visto ebrei e arabi dividere le corsie. Perché credete che perfino i nemici giurati d’Israele vadano a farsi curare in quel paese? La spiegazione è semplicissima: perché si fidano. Gli arabi sanno che gli occidentali hanno uno strano vezzo chiamato fair play e ne approfittano, sapendo che saranno rispettati e ben serviti. Certamente più che nei loro paesi. Pur reagendo con deplorevole durezza quando sono provocati (perché non si lasciano picchiare senza reagire come i loro nonni ad Auschwitz?) questi strani infedeli si ostinano a credere in  stupidi principi che chiamano i  “diritti umani” e a praticare attività che definiscono “umanitarie”. Trop bon, trop con  (troppo buono, troppo pirla), come si dice in Francia? Forse. Ma la qualità della vita ci guadagna per tutti.

    Dragor

  


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