Ma non doveva aprire a fine settembre, il La Perla? Non si doveva ricominciare con la programmazione, come abbiamo letto sulla stampa e come dichiarato da Assessore, Funzionario dell’Ufficio Cultura e gestore? Eppure domenica scorsa era il 30 settembre e le porte erano sprangate. Riapre domenica prossima? Magari, ma non ci sono manifesti, non c’è promozione. Anche fosse, chi ci va?
E già, sostanzialmente la domanda è proprio questa: chi ci va a vedere il cinema al La Perla? Pochi, pochissimi, quasi nessuno. Io ogni tanto ci vado, ci porto i figli che, poi, ci vanno anche da soli. Forse da soli alziamo il 10% delle presenze. Perché le presenze sono davvero poche. Come mai?
Secondo l’analisi fatta da Nuciari, Capo Servizio Cultura del Comune, la colpa è dei cittadini che preferiscono il multisala. L’assessore, invece, dice che le associazioni (la mia, l’Archeoclub, visto che è l’unica oggi a dimostrare qualche preoccupazione e a portare delle proposte) fanno troppi allarmismi, che va tutto bene. Le altre associazioni? Beh, mentre parlavo col presidente di una di esse e ci dicevamo d’accordo sul fatto che bisognava fare qualcosa, un illustre membro della stessa inveiva contro di me e invocava il diritto alla primogenitura di ogni iniziativa sul cinema dalle pagine Facebook dell’associazione stessa. Infine un paio di persone mi hanno detto esplicitamente di lasciar perdere, che tanto al La Perla non ci andrà mai nessuno.
È scomodo il La Perla, vuoi mettere le mega poltrone col porta secchiello dei popcorn del multisala? Ha lo schermo storto il La Perla, si vede male. L’audio è un disastro. D’inverno fa freddo. Perché la gente dovrebbe andare al cinema lì piuttosto che al multisala? Già, perché?
Certo, se ragioniamo con la testa dei personaggi che ho citato sopra possiamo anche buttare via le chiavi della sala. Ma io ragiono diversamente. Vedo l’Arlecchino di Monte Urano che riapre anche quest’anno e anche quest’anno lavorerà, con un pubblico non immenso ma che gli consente di proseguire a fare cultura e non smettere di dare quel servizio sociale che solo una sala cinematografica può dare ad una piccola città come la nostra. Vedo sale del circondario che sopravvivono più che bene proponendo programmazioni alternative. Perché da noi non si può fare?
Perché una programmazione alternativa costa impegno. C’è bisogno di gente che ci lavori sopra. Il Capo Servizio dell’Assessorato alla Cultura è già troppo impegnato con Veregra Street, mica possiamo pretendere che si occupi pure di questo. L’Assessore poi ha mille altri impegni, ha incontri, convegni, interviste televisive a profusione. Come fa a occuparsi del cinema? Molto più semplice affidarlo ad un gestore che ha l’unico interesse nel tenere aperta la sala per far numero con le altre che gestisce e rimanere nel circuito, anche con zero spettatori. E se questo, alla lunga (ma non tanto), farà morire il cinema a Montegranaro è un problema che ci porremo quando si presenterà. Ma forse sarà troppo tardi.
Luca Craia