Magazine Cultura

Perché l’autopubblicazione dovrebbe essere praticata

Da Marcofre

Qualche giorno fa davo un’occhiata a certa roba che scrivevo negli anni Novanta: imbarazzante, certo. 

E mi è capitato di rileggere certe valutazioni di un’agenzia letteraria a proposito di quanto avevo scritto. 

L’autore terminava affermando che se in una libreria avesse trovato i miei libri, li avrebbe acquistati e letti con piacere. Ma il mercato andava da un’altra parte.

Il mercato va sempre da un’altra parte, non è vero?

Ecco perché l’auto-pubblicazione dovrebbe essere praticata. Il mercato va da un’altra parte. Quello che io scrivo (o che scrivi tu) non ha un mercato sufficientemente ampio da giustificare gli investimenti. Detto brutalmente, il gioco non vale la candela.

Non puoi essere Neil Young, i Credence Clearwater Revival o Bruce Springsteen. Puoi essere un bravo musicista che sa il fatto suo. Che s’impegna, ci sa fare, ma non a quei livelli cosmici. Adesso, grazie al Web, puoi esserci.

Esiste un mercato per (quasi) tutto. Non è grande, si tratta infatti di nicchie. È un problema? Non credo. Non smetterai di fare il tuo lavoro probabilmente, e ti dovrai dedicare a quello che adori solo nei ritagli di tempo. Anche Raymond Carver per lungo tempo, ha dovuto arrangiarsi. Flannery O’Connor scriveva quando usciva dall’ospedale. Se non sei nelle loro condizioni (e quelle di Carver non sono state semplici, neppure quelle della O’Connor), ritieniti fortunato, e invece di recriminare contro l’editore cattivo, rimboccati le maniche.  

La nicchia è un ambiente che ti permette di crescere. Non hai necessità di procedere di fretta, oppure di dover per forza stare a sentire quello che il mercato “vuole”. La nicchia è composta di persone: certo, anch’esse possono essere “pericolose” perché spesso possono tendere a pretendere che tu scelga un percorso che piace a loro. Quasi te lo impongono e sei indotto ad accettare. 

Ma credo che tu abbia sufficiente spina dorsale e sale in zucca per capire la trappola, e pronunciare un fermo: “No, grazie”.

La nicchia, dicevo, è un luogo dove puoi costruire con tranquillità il tuo capitale sociale. La sua dimensione ridotta ti permette di capire meglio punti di forza e debolezze, e lavorarci. Sei lontano dalle luci della ribalta, ed è una fortuna (tanto non ci arriverai mai), perché ti aiuta a guardare con obiettività a quello che è genuino. Credo anche che proprio i suoi confini così ristretti, servano anche a distinguere meglio il vero dalla menzogna. 

Il bello della nicchia è che non ti disturberà mai troppo. Si muoverà attorno a te in punta di piedi. Sussurrando. Difficilmente alzerà la voce (ma potrebbe succedere). Insomma, è una condizione ottima, che è disprezzata solo da quanti (e sono la maggioranza), prediligono i numeri alle persone.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :