"Il neo-contrattualismo, cioè la proposta di un nuovo patto sociale, globale e non parziale, di pacificazione generale e di fondazione di un nuovo assetto sociale, una vera e propria "nuova alleanza", nasce proprio dalla constatazione della debolezza cronica di cui dà prova il potere pubblico nelle società economicamente e politicamente più sviluppate, diciamo pure, per usare una parola corrente, della crescente ingovernabilità delle società complesse. Se mai la maggiore difficoltà che il neocontrattualismo oggi deve affrontare dipende dal fatto che gli individui detentori, ciascuno indipendentemente dall'altro, di una piccola quota del potere sovrano, protagonisti del continuo processo di legittimazione e rilegittimazione degli organi incaricati di prendere le decisioni collettive, e quindi in definitiva titolari ultimi del diritto di determinare le clausole del nuovo patto, non si accontentano più di chiedere in cambio della loro obbedienza la protezione delle libertà fondamentali e della proprietà acquistata attraverso lo scambio [...], ma chiedono che venga inserita nel patto qualche clausola che assicuri un'equa distribuzione della ricchezza tale da attenuare, se non proprio da eliminare, le diseguaglianze dei punti di partenza [...]. Questa richiesta è talmente radicata, diffusa e generale, che è stata ormai trasferita dal piano nazionale a quello [...] della giustizia internazionale. Questa innovazione è significativamente rappresentata dal sovrapporsi sul contrasto Est-Ovest, che ripropone, seppure su grande scala, il problema tradizionale dell'ordine, del contrasto Nord-Sud, che propone il tema nuovissimo della giustizia non più soltanto fra classi o ceti all'interno degli stati ma tra gli stati. Difficoltà grave, ho detto, perché la prospettiva di un grande superstato assistenziale si va facendo strada in un mondo in cui non è stato risolto se non in parte, ed è ora in grande crisi, il progetto dello stato assistenziale limitato ai rapporti interni.
Se e come questa difficoltà possa essere risolta nessuno, credo, è in grado di prevedere. Ciò di cui non si può più dubitare è che la soluzione di questa difficoltà è la tremenda sfida storica cui è chiamata la sinistra in un mondo in preda alla "furia della distruzione"."
(Norberto Bobbio, Il futuro della democrazia, Einaudi 1984)