Essere chiamati personalmente a un impegno responsabilizza. Così come accade quando si richiede un giuramento. Cos'è il giuramento? E' un impegno, una responsabilità diretta.
Il senso di responsabilità, però, è come la responsabilità penale: è personale. Quando sei il Ministro dell'Economia, e unicamente da te dipende il bilancio dello Stato, ti senti molto più responsabilizzato del Parlamento, composto da tanti parlamentari, che deve approvare o bocciare i tuoi provvedimenti. Quando la responsabilità può spalmarsi su più persone perde immediatamente l'effetto che invece riesce a produrre su una sola.Si guardi per esempio ai nostri governanti. Spesso Berlusconi afferma di non avere potere (scarico di responsabilità nei confronti degli altri ministri o del Parlamento), oppure di avere alleati che non rispettano i patti oppure ancora di essere impedito, nella sua azione, dalla magistratura politicizzata.Quando si hanno grandi responsabilità alle quali non si riesce a far fronte, subentra la vergogna per la propria incapacità e si cerca di dare la colpa agli altri del proprio insuccesso. Questo si deve, in massima parte, al fatto che spesso si promettono cose notoriamente quasi impossibili da mantenere, ma di sicuro effetto propagandistico.Torniamo alla classe politica. Ecco dunque che, in qualche modo, si riesce a spiegare perchè la classe politica, nel suo insieme, non sembra beneficiare del senso di responsabilità che impone l'assegnazione di un compito. Perchè di fronte al fallimento si invocherà sempre la co-responsabilità di altri, co-responsabilità che è poi effettivamente una delle cause principali dell'affievolimento del senso di responsabilità personale.Berlusconi invoca la crisi internazionale, l'11 settembre, la magistratura di sinistra, i giornali di sinistra, i parlamentari che si è scelto (e che in parte l'hanno abbandonato), le procedure istituzionali, i regolamenti del Parlamento e via dicendo. Mai una volta che si sia assunto la responsabilità di dire: è un mio fallimento, non sono riuscito. Non che gli altri siano da meglio, del resto.Per concludere. Perchè non riusciamo a trasmettere ai nostri politici e amministratori quel senso di responsabilità che invece trasferiamo a un estraneo chiedendogli: scusi, per cortesia, mi tiene il posto che torno subito? E perchè gli uomini politici non se ne sentono investiti ma, anzi, se ne infischiano? Il motivo lo sappiamo ma più difficile è comprendere il meccanismo che interviene. Il motivo è questo: è come se chiedessimo un impegno non direttamente a una sola persona ma a un gruppetto di persone: nessuna si sente coinvolta personalmente e distribuisce la sua responsabilità sul gruppo. Siccome il gruppo non agisce come una cosa singola e ciascuno, singolarmente, ha solo una piccola parte di responsabilità, nessuno si sente personalmente obbligato a rispettarla. In questo senso, la leadership avrebbe dovuto responsabilizzare il capo di turno, però la cosa non si è verificata. In questo caso il capo di turno può avanzare la tesi che non ha abbastanza potere, ma è quasi certo che se anche lo avesse non riuscirebbe nell'intento.Perchè?Il problema è lo stesso della richiesta fatta a un gruppetto di persone vista sopra: se noi chiediamo un impegno non a una persona ma a un gruppetto, non otterremo lo stesso senso di responsabilità di un singolo. Allo stesso modo, pur avendo l'elettore l'impressione di aver richiesto un impegno preciso al proprio candidato, non è ciò che il candidato ha percepito. Egli non ha dovuto promettere a una sola persona una specifica cosa ma l'ha promessa a una moltitudine.Probabilmente, in questo caso, si manifesta una dispersione dell'obbligo, come nell'altro caso si manifestava una dispersione di responsabilità, che permette di venir meno ai propri impegni senza sentirsi responsabili. In questo atteggiamento gioca un ruolo essenziale la capacità empatica, che è parte fondamentale nel sentirsi vincolato con qualcuno alla parola data. La facilità con la quale si passa sopra un impegno disatteso è direttamente proporzionale all'assenza di empatia che si prova per il destinatario del nostro impegno.R M Anderson, M M Funnell, P A Barr, R F Dedrick, and W K DavisLearning to empower patients. Results of professional education program for diabetes educators.Diabetes Care July 1991 14:584-590; doi:10.2337/diacare.14.7.584