Perché non mi scandalizzano le dichiarazioni di Dolce & Gabbana
Creato il 17 marzo 2015 da Marianocervone
@marianocervone
Perché non mi scandalizzano le dichiarazioni di Dolce & Gabbana
Proprio non sono piaciute le dichiarazioni del
duo Dolce & Gabbana sul
settimanale PANORAMA,
su adozioni e figli “sintetici” per le coppie omosessuali, che, pare, abbiano
suscitato le ire della community gay e di supporter: da Elton John e Ricky Martin,
dichiaratamente omosessuali e con prole a seguito, a Courtney Love che, su instagram posta una vecchia copertina dei due
stilisti italiani su Vanity Fair
titolata “Il desiderio di essere padri”
dicendo di volerne bruciare tutti i vestiti, prendendo parte a quella che è
diventata una vera e propria campagna di boicottaggio con tanto di hashtag #BoycottDolceGabbana. Ma la polemica è
arrivata da oltreoceano anche nel nostro paese, dove Heather Parisi, sul suo blog Free Mind,
scrive una lettera indirizzata a Domenico
Dolce, prendendo ad esempio tante donne famose, “muse ispiratrici” proprio della
maison D&G, che grazie a quella stessa scienza tanto disprezzata dagli
stilisti sulle pagine del magazine italiano, hanno realizzato il loro sogno di
maternità.
La Parisi prosegue inoltre dicendo che la sua,
composta da quattro figli avuti da tre uomini diversi, una sorella di diverso
padre, e cresciuta senza averne uno fino all’età di 28 anni, non è proprio
quella che si può definire famiglia “tradizionale” e aggiunge: «La famiglia è
un'istituzione fondamentale in ogni società umana. Tuttavia, malgrado la sua
universalità o proprio in ragione di ciò, ha assunto e assume nei diversi
contesti sociali, culturali e storici, una straordinaria varietà di forme. Per
dirla con le tue parole, ma in senso completamente opposto al tuo, "si
modifica" e non è immutabile». Tutto molto bello, da parte della Parisi e
di quanti si schierano a favore delle famiglie “arcobaleno” o semplicemente di quelle coppie eterosessuali che
grazie agli artifizi e ai progressi della scienza riescono, in un modo o nell’altro,
a coronare il sogno di genitorialità. Ma fondamentalmente inutile.
Una baruffa virtuale nata dal nulla, come nella
più grottesca puntata di un talk pomeridiano, che continua a balzare da un
social all’altro, e che, da mera questione omosessuale, va a allargandosi, a
quanto pare, profilandosi come vera e propria disputa mondiale, tra assertori e
detrattori non più delle sole famiglie arcobaleno, ma di quella scienza, in
generale, che consente, oggi, anche a chi biologicamente non può di avere una
progenie.
Travalicando le complicate posizioni di giusto
e sbagliato, di bene o male, e di cambi di opinioni di D&G ribattezzati
dalla rete “Volta&Gabbana”, che
un decennio prima desideravano dei figli e oggi invece no, credo che se l’intervista
di Domenico Dolce e Stefano Gabbana abbia avuto così tanta eco sia stato anche,
e forse soprattutto, per le proteste di chi invece difende la scienza e le
famiglie non convenzionali, in una polemica sterile che nulla aggiunge e nulla
toglie all’attuale situazione legislativa (italiana almeno), in materia di
scienza e figli, e appare soltanto come l’ultimo tentativo di risplendere di
una luce di un “caso” che in realtà non c’è, nato dalle dichiarazioni, in
particolare, di Dolce che ha detto: «Non
abbiamo inventato mica noi la famiglia. L’ha resa icona la Sacra famiglia, ma
non c’è religione, non c’è stato sociale che tenga: tu nasci e hai un padre e
una madre. O almeno dovrebbe essere così, per questo non mi convincono quelli
che io chiamo i figli della chimica, i bambini sintetici. Uteri in affitto,
semi scelti da un catalogo. E poi vai a spiegare a questi bambini chi è la
madre. Ma lei accetterebbe di essere figlia della chimica? Procreare deve
essere un atto d’amore, oggi neanche gli psichiatri sono pronti ad affrontare
gli effetti di queste sperimentazioni».
La presa di posizione di Domenico Dolce suona
forse troppo come una chiusura, in una società in cui, al di là della scienza,
è quasi un paradosso parlare di “famiglia tradizionale”, tra divorzi
incombenti, fratellastri, matrigne, patrigni e compagni vari da far impallidire
l’incestuosa famiglia di Beautiful. Ma ciò che mi ha colpito è stata
soprattutto l’apertura mentale della community omosessuale che compare e
sparisce a seconda degli eventi: se Madonna
mette le tette in mostra su di una rivista, è provocazione; se Conchita Wurst si veste da donna ma
continua a portare la barba, è libertà; se Dolce
e Gabbana vestono Monica Bellucci sono degli stilisti dal gusto eccelso, se
si schierano a favore della famiglia tradizionale, sono fr**i senza gusto.
Il vero e solo Stefano di cui oggi si dovrebbe
parlare è il ventunenne picchiato
in autobus perché gay, sotto gli occhi indifferenti della gente.
La verità è che la vera libertà sta anche nell’accettare
la diversa opinione di un’altra persona su di una tematica che ci sta a cuore,
senza necessariamente farne un caso o alzare un polverone per delle
dichiarazioni che, seppur sbagliate, fanno parte della libertà personale che
dovrebbe prescindere dal sesso, dall’orientamento sessuale, dalla razza, dal
colore politico o dalla religione. D’altronde, si sa, persino la Famiglia di
Gesù bambino citata da Dolce, è Sacra sì, ma in fondo non può definirsi tradizionale.
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