Quando mi interfaccio nel ruolo di attivista di ArcipelagoSCEC devo spesso chiarire perché un medico si occupa di economia e a volte più precisamente di aspetti monetari? Il campo della medicina rappresenta il più grave esempio del collasso economico che viviamo.
Gli ospedali sono aziende, le ASL sono aziende: devono fare utili.
I direttori degli ospedali sono manager. La sanità è un’industria, specchio della nostra società industriale. Solo che più degli altri settore vive due peculiari aspetti.
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La sanità è un settore per sua natura antieconomico. Un ospedale dovrebbe fornire sempre la più avanzata tecnologia di cura e intervento e allo stesso tempo cercare di far sì che i disturbi e le malattie vengano prevenuti. In altre parole deve dare un’offerta di alto livello (anche tecnologico/costoso) e allo stesso tempo lavorare per ridurre la domanda. Dovrebbe lavorare per cercare di fallire. Siamo tutti d’accordo che il compito della sanità è prevenire le malattie e non causarle? Giusto?
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La sanità è il settore dove finiscono tutti costi esternalizzati dagli altri. Ad esempio, i costi dello stress emotivo e fisico della fabbrica si ripercuotono sull’invalidità (costo sanitario cronico) e sulla depressione. Anche lo sfascio sociale finisce nei costi sanitari a partire dai pronto soccorso perché le persone sole si riversano in ospedale per qualsiasi cosa. Inoltre la sanità non può esternalizzare niente, anzi internalizza; gli errori medici sono costi sanitari, gli effetti collaterali dei farmaci e degli interventi terapeutici rappresentano costi sanitari.
Il sistema industriale della sanità è il modello del fallimento di questa economia a base di PIL e debito: le regioni allocano il 70% delle proprie risorse per il servizio sanitario. Senza nessuna efficacia sociale perché la popolazione è sempre più malata.
La ricerca scientifica ha da almeno 25 anni dimostrato che si possono curare e prevenire le principali malattie di cui soffriamo e infine moriamo (noi come comunità); tuttavia queste informazioni sono di fatto ignorate.
Quindi la missione morale del medico di fornire salute e prevenire malattie è annichilito dal sistema industriale delle malattie.
Qualora la mia analisi fosse corretta, abbiamo un problema culturalmente ed filosoficamente irrisolto. Come fare? Devo ammettere che non lo so. Gli strumenti che ho a disposizione per elaborare un percorso sono sempre gli stessi. Condividere e far sì che prima o poi l’intelligenza collettiva partorisca qualche idea percorribile.
A mio avviso, un punto di partenza credo condivisibile a maggioranza è che la salute deve essere svincolata dal modello di profitto, utili, azienda ecc.
Non so se questi argomenti chiariscono perché io partecipo ad ArcipelagoSCEC, ma questo è il motivo: in arcipelagoSCEC c’è un ambiente in cui è fertile il campo di discussione e di crescita per immaginarsi e provare ad creare un modello più bello e funzionante della nostra vita di comunità. Per la sanità ancora non si è riusciti a pensare un modello che possa essere testato e eventualmente poi implementato però prima o poi ci sarà (a differenza di altri progetti su energia, telecomunicazioni, trasporti e agroalimentare alcuni dei quali sono in fase avanzata) .
È tutto collegato! L’economia, la salute, la politica, la socialità, i soldi, la politica monetaria.
Perciò io accetto SCEC e mi occupo e preoccupo di spenderli, di confrontarmi e possibilmente creare il terreno culturale per un modello di vita, anche sanitario, a misura di uomo e di buon senso.
*Qui potete leggere un documento che propone un’analisi p9iù dettagliata.