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Pericolo giallo

Creato il 15 novembre 2013 da Margheritapugliese

pericolo gialloVia la politica del figlio unico in Cina: ho orecchiato la notizia e la prima sensazione è stata la paura. Oddio, ci invaderanno!
Poi mi sono rimproverata dicendo che forse sto leggendo – a fare questo blog – troppi pensieri leghisti che mi contagliano. E che non sta bene avere paura dei cinesi, che la globalizzazione è una risorsa, che gli europei hanno dominato il mondo troppo a lungo e che quindi è normale si lasci lo scettro ad altri e bla bla bla.

Mi rassereno, apro Facebook e leggo…“Tutta la prima linea commerciale di Venezia è in mano ai cinesi. Una colonizzazione economica e culturale impressionante. La città più bella del mondo (s)venduta al dragone è una finestra sul declino inesorabile dell’Italia “.
Lo scrive il mio ultimo caporedattore all’Unità, Onide Donati, compagno di cui non si possono sospettare simpatie non ortodosse.
Onide è persona intelligente e lucida, con una ottima capacità di analisti e un “fiuto” giornalistico notevole. Per cui se anche lui si fa attanagliare da certi dubbi forse si può reputare ortodosso e “di sinistra” diffidare di un popolo che pare allargarsi troppo.

A discapito nostro?

Ho paura a ripondere che sì, l’equilibrio globale si posiziona ormai da tempo in favore del Paese del Dragone, che è solo l’ultimo passaggio del traserirmento delle sfere di influenza dall’Europa Occidentale all’America del Nord e ora all’Asia Centrale-
Che la battaglia sul modello di sviluppo economico l’hanno vinta loro: non siamo riusciti a esportare e globalizzare il nostro – tutto sommato – positivo modello di capitalismo familistico e ovunque prende sempe più piede il becero modello di annullamento totale di diritti dei lavoratori e dell’abbandono delle politiche della salute e del rispetto dell’ambiente.

Si sopravvive anche così, non è necessario essere leader, e l’Italia nelal sua stori alo è stato per troppo poco tempo, in ere lontane. Lasciamoci colonizzare allora, è il flusso naturale delle cose.

Decidiamo però, quali sono i punti fermi della nostra identità su cui non transigere. Rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori: qui non dobbiamo mollare


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