Permanente Vita Temporanea
Creato il 26 novembre 2010 da Nicolcurini
A parte le sue tre citta' piu' grandi, l'Australia e' un Paese per lo piu' spopolato, dove regna la natura, con i suoi animali pericolosi, le sue infinite distese desertiche o enormi campi di coltivazioni di frutta. Ogni tanto piccoli villaggi, perlano e interrompono l'omogeneo dominio della Signora Natura. Viaggiamo su un camper-van. Sostiamo stanchi della giornata di sole e oceano, in un camping per farci una doccia calda e caricare di energia il nostro mezzo. La terra rossa e polverosa della strada, infiniti pali della luce e l'aria color ruggine per il caldo e per il tramonto hanno accompagnato la nostra entrata nell'unico camping nel raggio di centinaia di kilometri. Entro nella reception gialla di vecchio e umida di deteriorato, suono un rumoroso campanello, un uomo alto, sui 40 portati male arriva dopo avermi fatto aspettare. Trasandato e con aria austera mi guarda da sotto le sue pesanti lenti. Gli pago i 25 dollari, si allontana di nuovo per cercare il resto al mio biglietto da 50, e noto gli avvisi scritti a mano in un inglese pessimo, in cui si invitano i residenti permanenti del camping a ordine e pulizia, e soprattutto a rispettare il giorno di raccolta della spazzatura, tutti firmati "Sam". Una bimba sui 7 anni, con lunghi capelli biondi e il viso pieno di leggere lentiggini si avvicina e mi sorride, e' li' per Sam. Guarda il pannello pubblicitario di gelati confezinati al nostro lato, ha le unghie nere di sporcizia e una megliettina gialla consunta, le chiedo quale sia il suo preferito, lei mi risponde: "Tutti", un lento e rumoroso ventilatore sposta aria calda. Sam finalmente torna, gli indico la bambina, lui risponde secco che lei puo' aspettare, esce dalla reception, lo seguo e lui mi indica uno spiazzale dove ci sono altri camper, li' possiamo stazionare. Raggiungiamo con il mezzo il nostro posto nello spiazzale, intorno a noi un piccolo quartiere fatto di depandance dai muri sottili e roulotte parcheggiate da anni, abbandonate gia' da tempo anche dalla macchina che una volta le trainava. Bambini scalzi, alcuni in bici, giocano e si inseguono in questa piccola comunita' di vite precarie, che vive permanentemente in situazioni temporanee. Il cielo e' alto, un fresco vento soffia, mentre un temporale tropicale sta colorando di viola il cielo. Entro in bagno, mi colpisce il fatto che, seppur umile, sia pulito, i cartelli di Sam, sempre con la sua storta calligrafia e il suo terribile inglese, invitano le Signore a non fumare nel bagno, appoggiata a un lavandino di spalle allo specchio, impegnata con il telefonino una giovane ragazza mi saluta appena mi vede, avra' 17 anni, sara' sui 100 kili, ha la pelle bianchissima, i capelli rossi raccolti con un mollettone verde, piccoli occhi azzurri, un vestito sciatto e terribili unghie con poche tracce di uno smalto rosso ormai andatosene per piu' della meta'. Una musica country riempie il bagno, scroscia l'acqua in una delle docce. Una voce di donna canta, mentre la ragazza alza lo sguardo su di me e sorride di nuovo, come scusandosi per la cantante. Uomini seduti di fronte alle proprie depandance, in gruppo, con bottiglie di birra in mano, alcuni con i denti marci, donne sciatte che sembrano dieci anni piu' vecchie, bagni collettivi, pochi anziani dimenticati, genitori senza sogni per i figli e figli che non hanno mai sognato di poter avere, un giorno, qualcosa di meglio di quello spiazzale verde, posteggio di camper, figli di una cultura di vite arrese, che si accontentano di una permanente vita temporanea.
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