Magazine Psicologia
Il gatto osserva.Il gatto sente. Il gatto intuisce.
Il gatto sceglie in base al suo istinto.
Il gatto usa agilmente il suo corpo, ha una saggezza istintuale e consapevole.
Il gatto si lega al suo compagno uomo non perché è il suo padrone ma se prova una sintonia empatica profonda.
Il gatto non è simbiotico, perciò non entra in confluenza. Al contrario è in costante contatto con i suoi bisogni e cerca il modo più efficace per soddisfarli.
Il gatto ha un valore referenziale è cioè un ente dialogico che si realizza attraverso un interscambio. Viene quindi a crearsi un concetto di pet - relationship che scardina quello antropocentrico dell’animale oggetto di conoscenza o strumento di utilizzo.
Il gatto è utilizzato nella pet-therapy grazie alla sua indipendenza soprattutto con persone che vivono sole e che, a causa della patologia o dell'età, non sono agevolate negli spostamenti.Indicato per la cura degli anziani e per alleviare la loro solitudine. Infatti, a causa del naturale procedere della vita, i vecchi devono, spesso, devono affrontare frequenti lutti, vedendo quindi restringersi il loro universo conosciuto; questo può causare sintomi depressivi e una profonda ansia e tristezza. Molti si sentono inutili e tendono a chiudersi in sé stessi.
In Svizzera, nel 1999 anno Internazionale dell’Anziano, l’Ufficio Federale di Statistica di Zurigo ha svolto uno studio che ha rilevato che 7 anziani su 10 tra quelli che avevano la percezione di una buona salute nonostante gli acciacchi dovuti all’età, vivevano in casa in compagnia di un cane o di un gatto. Il prendersi cura di un animale, come il gatto che ti guarda negli occhi da pari (a differenza del cane che per sua natura guarda l’uomo come dominante), ti segue quando ti muovi nella stanza alzando la coda miagolando e reclamando attenzione,aiuta ad eliminare la sensazione d’inutilità. L’anziano che vive con un gatto vede realmente migliorare la qualità della propria vita, inoltre, è molto meno improbabile che il gatto faccia inavvertitamente inciampare una persona come può invece accadere con il cane a causa della sua esuberanza.Il loro impiego è utile anche per le persone anziane non autosufficienti, affette dal Morbo di Alzheimer e quelle che vivono in Istituto.
Queste, infatti, affrontano generalmente una realtà molto più cupa rispetto a quelli che non ci vivono. Sono più soggetti a chiudersi in sé stessi e a rifiutarsi di interagire non solo con gli altri, ma anche ad effettuare attività di gruppo. Spesso nelle strutture all’avanguardia l’operatore usa gatti o cani come mediatori sociali: grazie ad essi l’anziano si apre e accetta di interagire con le altre persone.
Il tempo diminuisce l’acutezza dei sensi, cala la vista, si sente di meno, ma il tatto rimane. Le persone anziane hanno bisogno come tutti di essere toccate e di toccare: accarezzare la morbida pelliccia di un gatto, sentire la sua presenza sul letto soddisfa l’esigenza tattile. In Francia alcuni Istituti per anziani accettano che i residenti vivano con un animale e il motivo è semplice: sono stati condotti studi che hanno confermato l’importanza dell’animale nella vita del loro padrone. Sarebbe molto bello se anche l’Italia si avvicinasse alla Francia accettando nelle lunghe degenze o negli Istituti che l’animale domestico conviva con il proprio compagno umano, ma le leggi italiane in materia animale sono purtroppo ancora inadeguate.
Inoltre, si possono ottenere benefici ottenibili dalla compagnia e dal contatto fisico con un gatto per quanto riguarda la sfera dei disturbi stress-correlati, disturbi depressivi, sindrome ansiogena e problematiche comunicativo-relazionali
A differenza del cane, la difficoltà del gatto a fidarsi ed affidarsi all’essere umano stimola la costanza nei rapporti, l’autocontrollo (raramente la specie felina apprezza contatti invadenti), l’impegno prolungato per ottenere risultati tangibili
Il contatto con il pelo del gatto è piacevole e distensivo, agisce sul battito cardiaco e sulla pressione sanguigna, l’emissione delle fusa dona un immediato riscontro delle attenzioni rivolte all’animale, ma non è l’unico modo di interagire con esso. Interventi di Pet Therapy con gatti possono essere sviluppati anche gestendo gruppi felini dei gattili, a cui somministrare cibo e cure e da cui ottenere, con il tempo, fiducia ed avvicinamento graduali.
E’per questo motivo che prendersi cura del gatto potrebbe essere indicato come possibilità per lavoratori stressati e ansiosi, coloro che devono affrontare le sfide di un mercato sempre più agguerrito e privo di umanità quali manager o lavoratori con un alto rischio di burnout
Infatti, lo stress è una delle cause principali di assenteismo lavorativo, richieste di malattie e burout, che portano ad una significativa perdita per la produzione.
Secondo lo studio effettuato dalla Virginia Commonwealth University, chi porta il proprio animale domestico sul lavoro è più soddisfatto e produttivo professionalmente e anche i colleghi ne traggono dei benefici.
Durante questo studio, i ricercatori hanno confrontato i dati psicofisici relativi a coloro che portano i animali domesticiin ufficio, comparandoli con coloro che invece non ne hanno, valutandone diversi fattori tra i quali lo stress, la soddisfazione, l’impegno e il supporto organizzativo. Ciò che è emerso è che vi sono significative differenze di livelli di stress nei giorni in cui l’animale era presente al lavoro e quelli in cui era assente.
Insomma, gli studiosi lo affermano da molto tempo e i veri gattofili ne danno la conferma: i gatti sono terapeutici e aiutano a risolvere situazioni difficili. Ad esempio, dopo una dura giornata di lavoro, tra i vari impegni, è un piacere rilassarsi grazie all’amato gatto che riempie il proprio padrone di coccole e attenzioni. Impossibile non lasciarsi andare ad un sorriso per il loro modo di fare buffo e giocherellone.
È la scienza stessa a confermarlo definitivamente: i gatti fanno bene!
A dimostrarlo anche un gruppo di ricercatori della University of Minnesota, i quali hanno provato che possedere un felino riduce di un terzo il rischio di essere colpiti da un infarto, da un ictus o da altre malattie cardiovascolari.
In Francia, un veterinario ha proposto un singolare rimedio: vendere via Internet un cd con le fusa del gatto, convinto che i suoni bassi, profondi e misteriosi emessi dai felini abbiano un effetto molto rilassante sull'uomo. Una delle teorie afferma che il ‘potere’ delle fusa derivi da una contrazione dei muscoli della laringe, o dalle vibrazioni prodotte da una vena particolare, ma finora nessuna ipotesi è stata confermata. Ma di una cosa si è certi, l’ascolto delle fusa feline ha un impatto calmante sull’uomo perché attiva i neuroni che producono serotina.
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