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Un percorso fantastico di coerenza incredibile, che coinvolgerà amici e genitori del giovane autore fin dal primo titolo, quando tutto era in divenire e fu proprio il prestito di papà Coscarelli (con promessa di restituzione) a permettere l’ardito passo: creare un horror fantasy a basso costo, con un universo simbologico interno ben delineato ed un’attenzione inedita al background umano dei protagonisti. L’autore si fa innanzitutto demiurgo "totale" del prodotto, moltiplicando il proprio ruolo in regista-sceneggiatore-direttore della fotografia-produttore e montatore. Il resto lo faranno gli amici reclutati nel cast, personificazione dei personaggi immaginati da Coscarelli (che in realtà tanto fantastici non sono, in quanto rispecchiano una rivisitazione fantastica di persone che il regista ben conosceva): Angus Scrimm diviene quindi "The Tall Man", un imponente becchino dalla presenza sinistra; Reggie Bannister un gelataio coraggioso e combattivo; Michael Baldwin un ragazzino sensibile e determinato, legatissimo alla figura del fratello Jody (Bill Thornbury).
Figure "di provincia", minori, che acquistano nella realtà di Phantasm un’aura mitologica, arricchita come in tutte le grandi storie di oggetti, feticci o temi inediti ma ricorrenti. Prima fra tutti l’idea delle sfere volanti, con tutte le variazioni meccaniche che ne faranno progressivamente il simbolo stesso della serie. Di non minore rilievo la Hemicuda nera guidata da Reggie, mezzo che "traghetterà" i principali personaggi attraverso le differenti sfide che si troveranno a fronteggiare.
Un agglomerato di intuizioni filmiche che ne decreteranno l’immediato successo di pubblico. Una vittoria personale figlia di notevoli sacrifici che, come evidenzia lo stesso regista, porterà nel 1988 ad un contratto con la Universal per il sequel Phantasm II (film riuscito, che costerà tuttavia non pochi compromessi).
Insomma, che la lavorazione della serie nasconda innumerevoli retroscena e curiosità è innegabile, peccato solo riconoscere che Phantasm abbia rappresentato per il suo ideatore e creatore anche una gabbia dorata che ha permesso assai limitati "deragliamenti cinematografici", nello specifico Kaan principe guerriero (The Beastmaster, 1982) ed il superbo Bubba Ho-Tep (2002).
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