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Philip Roth "appende la penna al chiodo"

Creato il 22 novembre 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Valentina Bettio Prima o poi il momento arriva per tutti, ma la notizia fa lo stesso sbattere le palpebre per l’incredulità: l’ormai settantottenne Philip Roth termina la propria attività di scrittore con una dichiarazione in cui afferma di non aver scritto nulla di nuovo negli ultimi tre anni e che non scriverà nessun altro romanzo in futuro. La notizia è stata diffusa al grande pubblico attraverso l’intervista che l’autore ha rilasciato, nel mese di ottobre, alla rivista francese “Les Inrocks”, in cui Roth afferma: “A dire la verità ho finito, Nemesis resterà il mio ultimo libro”.  Philip Roth Si conclude così la lunga carriera del più famoso e premiato autore americano di origine ebrea. Philip Roth è stato il terzo scrittore americano a ricevure l’onore di vedere la sua opera completa pubblicata dalla Library of America e, nel 2011, ha poi vinto il Man Booker International Prize, nonché il Premio Principe delle Asturie per la letteratura nel 2012.
Ci saluta così un uomo che ha segnato la sua epoca, apponendovi la propria firma indelebile e lasciandoci in eredità titoli indimenticabili, come “Lamento di Portnoy”, “Pastorale americana” e “Il teatro di Sabbath”. Apprezzati successi, ma questo autore non ci lascia in eredità solo libri, ma anche interessanti film tratti dagli stessi, con la collaborazione di importanti nomi del mondo dello spettacolo (come il regista Robert Benton, che ha diretto “La macchina umana”, tratto dall’omonimo romanzo, in cui hanno recitato Anthony Hopkins e Nicole Kidman).
Non un fulmine a ciel sereno, ma una decisione ben ponderata quella di Roth, che già alcuni anni fa, rendendosi conto di “essere a corto di anni” – per citare le sue stesse parole –, decise di rileggere le sue novelle favorite e tutti i suoi libri in ordine cronologico inverso“Volevo capire se avessi sprecato il mio tempo scrivendo. E ho deciso che è stato un buon successo”. Un’attenta, sincera e autocritica valutazione del proprio operato quindi, terminata con la giusta convinzione di aver dato il massimo e di poter perciò ritirarsi, dopo una vita dedicata alla scrittura: “[…] non voglio più leggere o scrivere. Ho dedicato tutta la vita alle mie novelle: ho studiato, insegnato, scritto e letto. Escludendo quasi tutto il resto. Quando è basta è basta! Non provo più il fanatismo per la scrittura che ho sperimentato per tutta la mia vita”.  L’addio definitivo, sentito e sincero di un grande autore, che ha dato moltissimo al panorama letterario e culturale degli ultimi cinquant’anni.

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