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Piazze e portici: il centro di Torino rivalutato

Creato il 08 febbraio 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

La città di Torino vede rifulgere di nuovo splendore il proprio centro storico, e non solo. Il Comune della città ha infatti varato un provvedimento che miri a una rivalutazione e maggior cura e decoro al centro, con due capisaldi principali: le insegne e le piazze.
La proposta in oggetto è stata opera degli assessori Ilda Curti e Gianguido Passoni; per quanto riguarda le piazze e alcune vie della città di Torino, sono state classificate come “Ambiti urbani di interesse storico-architettonico” e dovranno inoltre sottostare all’assenso della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici. Tra esse troviamo piazza San Carlo, piazza San Giovanni, piazza Savoia e piazza Vittorio Veneto; tra le vie, invece, figurano via Carlo Alberto, via Lagrange, via Garibaldi, via Roma, via Micca e via Cernaia. Per queste ultime due sono anche compresi nella definizione i portici che le caratterizzano, mentre per tutte le vie e le piazze sarà esteso il provvedimento anche agli edifici che vi si affacciano, come spiega l’assessore Ilda Curti: “Gli ambiti urbani di interesse storico-architettonico, sottoposte ad assenso della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici come le principali piazze del centro da San Carlo a San Giovanni, da Savoia a Vittorio e di alcune strade come vie Carlo Alberto, Lagrange, Garibaldi, Roma e i portici delle vie Micca e Cernaia vedranno i vincoli già esistenti sugli edifici estesi allo spazio pubblico.”
Ma le piazze del centro non sono le uniche beneficiarie del provvedimento: anche i sopracitati portici saranno letteralmente “rimessi a nuovo”. Il provvedimento approvato nella Sala Rossa impone norme decisamente più restrittive per quanto riguarda l’installazione delle insegne nel centro storico. Sarà infatti applicato il cosiddetto “criterio della severità”, vietando le insegne riportanti “messaggi che offendano il comune senso del pudore, le persone o che comportino discriminazioni di tipo religioso, razziale, di genere o qualsiasi altro tipo di discriminazione”. Saranno inoltre ammesse unicamente quelle trasversali, che indichino però dei “servizi primari di pubblica utilità”.


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