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Ping pong per tutti, Patrizia Sacca’

Creato il 13 luglio 2011 da Sportduepuntozero

Ping pong per tutti, Patrizia Sacca“Il Tennis Tavolo, detto anche ping-pong, sviluppa destrezza, concentrazione, abilità e capacità di reggere le vittorie come pure le sconfitte. E’ uno sport molto tecnico, ma al contempo divertente ed aggregante per tutti, perché permette la competizione tra normodotati e non”.

Questa è una delle tante istantanee che ci regala Patrizia Saccà sul Tennis Tavolo.  Patrizia, paraplegica, è tra le top player del tennistavolo paralimpico azzurro e da anni colleziona  medaglie nelle principali manifestazioni internazionali. La incontriamo alla Sisport, una struttura polifunzionale e accogliente, che ci fa subito tornare in mente quel “Passion live here” che tappezzava  Torino negli special day olimpici dell’inverno 2006. La Sisport accoglie la nostra atleta (che pure appartiene alla società TT TORINO) con ospitalità ed amicizia. Affiancata dal suo allenatore Alberto e dagli allievi Giulia e Giuseppe, Patrizia ci racconta di una passione, di una cultura, di uno stile di vita che le hanno permesso di calcare i migliori podi internazionali.

Come hai iniziato a giocare?
Ho iniziato a giocare nell’86. All’epoca non erano in tanti a giocare a tennistavolo nella mia città, quindi ho trovato molte barriere e ho dovuto far leva soprattutto sulla passione per andare avanti. Poi ho iniziato a giocare con gente in piedi nella FITeT (Federazione Italiana Tennis Tavolo). Lì è nato il mio percorso atletico.

La tua vittoria più bella?
Sicuramente quella alle paralimpiadi di Barcellona ‘92. Ma ho avuto una bella soddisfazione anche quest’anno, in un torneo internazionale a Lignano, quando è arrivata una medaglia del tutto inattesa.

Perché hai scelto il tennistavolo?
In FITeT ero tra le prime ragazze con disabilità a battere atleti in piedi, e questo mi dava particolare soddisfazione. Nel 91 sono stata tra le prime otto in Piemonte e, grazie a questo piazzamento, mi sono qualificata ad un torneo nazionale, dal quale sono stata fatta fuori perché ero in carrozzina. Da lì si è alzato un gran polverone: giornali e TV si sono occupati del mio caso…ed ora eccomi qua.

A proposito di media: il tennistavolo  si guarda anche in TV?
Dal 2000 in avanti sono stati studiati degli accorgimenti per rendere il ping pong  televisivamente più interessante (hanno aumentato la dimensione della pallina e sono stati aumentati i set). Poi ora, grazie al satellite e a canali tematici, la nostra disciplina è sdoganata con maggior facilità.

Ma in TV il tennistavolo rende bene?
Questo sport può essere molto divertente da guardare, ma se non viene spiegato dal punto di vista tecnico, si vede solo una pallina sfrecciare da una parte all’altra dello schermo. In TV è essenziale un commento sugli aspetti tattici, sull’importanza dei materiali, insomma su tutti gli elementi tecnici che portano una pallina minuscola a raggiungere anche i 190 km/h. Non te l’aspettavi eh?

Un giudizio su Torino, da atleta e da portatrice di disabilità.
In quarant’anni di paraplegia ho visto un’enorme evoluzione in Torino: pensa che dopo il diploma non ho potuto iniziare l’università perché all’epoca mancavano delle strutture accessibili. Ora tutto è diverso, soprattutto sotto il profilo delle strutture sportive ma anche sotto l’aspetto urbanistico.

Un consiglio da “veterana” per chi improvvisamente si ritrova disabile.
Dopo un trauma, dobbiamo reimparare a svolgere in autonomia tutte le attività della vita quotidiana. Se parallelamente proviamo a fare sport all’Unità Spinale, possiamo capire meglio chi siamo adesso e cosa possiamo fare della nuova vita che abbiamo davanti. E non sempre è così male, garantisco.

Parli per esperienza personale?
Per molti aspetti devo il mio successo  e la vita che ho adesso alla disabilità e a chi ha creduto in me. Ciò detto, se qualcuno mi restituisse la possibilità di camminare offrendomi per converso una vita assolutamente anonima, non avrei alcun dubbio a scegliere. Camminare è la libertà più grande.

Un aggettivo per chi è destinata a prendere il tuo posto?
Parli di Giulia, la mia giovane allieva? Lei rappresenta il futuro. La seguo solo da un paio di mesi, ma ho già notato dei profondi cambiamenti. Giulia ha 15 anni e all’inizio non sopportava la sconfitta e buttava all’aria la racchetta, come fanno tutti gli adolescenti. Ora, invece, sta imparando a perdere. E’ una grande lezione sportiva.

Quali frasi non ti stancherai di ripetere ai tuoi allievi?
Non mollare mai, tieni duro, rispetta l’avversario, sii umile, non pensare di sapere mai abbastanza e gioca anche con normodotati perché il mondo non gira attorno alla disabilità e c’è bisogno di integrazione. Sportiva e non solo.

di Mauro Costanzo

 

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