Dopo le stragi del ‘92-’93 si temette un colpo di Stato. E’ questo lo scenario descritto dal presidente della commissione Antimafia, Giuseppe Pisanu, nella sua relazione. “Gli attentati ubbidivano a una strategia mafiosa e terroristica che fece temere il golpe – ha spiegato -. In quegli anni è ragionevole ipotizzare che si sia verificata una convergenza di interessi tra “Cosa nostra” e pezzi deviati della istituzioni, degli affari e della politica.La spaventosa sequenza del 1992-’93, stando a Pisanu, produsse effetti divergenti. Da un lato determinò uno tal smarrimento politico-istituzionale da far temere al presidente del Consiglio in carica l’imminenza di un colpo di Stato. Dall’altro lato invece determinò un tale innalzamento delle misure repressive da indurre Cosa nostra a rivedere le proprie scelte e, alla fine, a prendere la via, finora senza ritorno, dell’inabissamento.”Nello spazio di questa divergenza si aggroviglia quell’intreccio tra mafia, politica, grandi affari, poteri occulti, gruppi eversivi e pezzi deviati delloStato che più volte, e non solo in quegli anni, abbiamo visto riemergere dalle viscere del Paese”, ha precisato il presidente della commissione Antimafia. “Questa attitudine a entrare in combinazioni diverse è nella storia della mafia e, soprattutto nella natura stessa della borghesia mafiosa. Basti pensare al mancato golpe di Junio Valerio Borghese, al finto rapimento di Michele Sindona, alla regia di Pippo Calò nella strage del ‘rapido 804′”, prosegue. “Quella storia ci dice, secondo la nota affermazione di Buscetta, che ‘la mafia non prende ordini da nessuno’, è autonoma. La sua stella polare e’ l’utilitarismo, cioe’ il concreto interesse dell’organizzazione – aggiunge Pisanu -. Lo stesso Giovanni Falcone ci aveva spiegato che non esistono ‘terzi livelli’ di alcun genere capaci di influenzare o addirittura determinare gli indirizzi di Cosa Nostra; e che ipotizzare l’esistenza di centrali del crimine, burattinai e grandi vecchi che dall’alto dettano l’agenda o tirano le file della mafia, significa peccare di ‘rozzezza intellettuale’”.”Cosa nostra ha forse rinunciato all’idea di confrontarsi da pari a pari con lo Stato, ma non ha certo rinunciato alla politica”, ha poi aggiunto Pisanu nella sua relazione su “I grandi delitti e le stragi di mafia ‘92-’93″. “Bloccato il braccio militare, ha certamente curato le sue relazioni, i suoi affari, il suo potere – spiega -. Ma dagli anni 90 ad oggi ha perduto quasi tutti i suoi maggiori esponenti, mentre in Sicilia è cresciuta grandemente un’opposizione sociale alla mafia che ha i suoi eroi e i suoi obiettivi civili e procede decisamente accanto alla magistratura e alle forze dell’ordine”.
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