D’accordo che col tempo le persone cambiano, ma quello di Giuliano Pisapia sembra essere qualcosa di più d’un semplice cambiamento: è una rivoluzione. Rivoluzione copernicana, s’intende; talmente radicale da avere del surreale. Già, perché è affatto chiaro se l’attuale sindaco di Milano sia parente dell’omonimo parlamentare che ieri sedeva nelle file del centrosinistra. In caso affermativo, avremmo una domanda. Una sola e per nulla polemica.
Che coerenza c’è tra la decisione del Comune di Milano di impedire, dopo mezzanotte, la vendita di gelato in quattro zone della città (Navigli, Ticinese, corso Como e Arco della Pace) e le proposte di legge n. 412 del 2001 e n. 2973 del 2002 rispettivamente di “Modifica alla disciplina sanzionatoria in materia di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti per uso personale” e di “Modifiche al testo unico sugli stupefacenti, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di legalizzazione dei derivati della cannabis, somministrazione controllata di eroina, uso terapeutico della marijuana”?
Fatichiamo francamente a capirlo. Cioè: Pisapia ieri voleva meno sanzioni per i cosiddetti “piccoli spacciatori” – spingendosi ad auspicare le “stanze del buco” («Bisogna incentivare le narcosalas, queste strutture permettono ai consumatori di ‘eroina di strada’ di assumerla in condizioni igienico-sanitarie accettabili») ed oggi, da sindaco, per sanare piccoli conflitti tra residenti ed esercenti meneghini, arriva a proibire la vendita notturna di gelato, la cui assunzione ci risulta essere – ma potremmo sempre sbagliarci – un tantino più innocua dell’eroina migliore presa «in condizioni igienico-sanitarie accettabili».
Delle due l’una: o Pisapia ha cambiato idea sulla legalizzazione delle droghe – nulla da dire, in quel caso – oppure ignora quanto sia bello girarsene nottetempo gustandosi un cono di vaniglia e stracciatella. E’ un’esperienza piuttosto piacevole e rilassante, glielo assicuriamo. Una festa per il palato e per la mente, che viene così distratta e tenuta temporaneamente alla larga da una realtà sempre più stramba, con gente pronta a battersi per l’eroina – purché assunta «in condizioni igienico-sanitarie accettabili», si capisce – ma incapace di lasciare i propri concittadini liberi di comprarsi un semplice gelato.