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Più tutele per le ruspe, meno per i parchi

Creato il 17 novembre 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

Stanno succedendo cose orribili al Senato. Si sta preparando una legge quadro che manomette la fondamentale 394 del ’91. Anche se a una prima lettura non vengono intaccate le riserve naturali, si immette il veleno della retorica dello sviluppo economico in una legge che disciplina il funzionamento dei parchi. Chi avrebbe mai immaginato (tutti in realtà) che Ennio Raglio, apprezzato architetto legato in passato al centrosinistra ed ex sindaco di Azzanello, con la sua frase: “Vogliamo un parco dove poter abitare e lavorare” anticipasse i tempi di oltre 15 anni? Ennio Raglio da sindaco fu sconfitto dalla compianta signora Francesca Manera (casalinga comunista assai apprezzata e lungimirante, anch’essa sindaco), l’idea del Raglio invece è diventata renziana. A Francesca Manera è stato dedicato un asilo nido, che sorge nel cuore di Azzanello: appare nella foto in alto. 

CREMONA Le riserve naturali sono da anni protette dalla legge 394 del ‘91 in modo tale che non vi si possono compiere lavori di alcun genere e nessun intervento, se non conservare l’ambiente originario. Il disegno di legge in discussione alla commissione ambiente del Senato ha però sollevato le obiezioni più severe da parte delle associazioni ambientaliste e di diversi enti locali. Infatti il disegno di legge, attualmente argomento di incontri e riunioni anche in Lombardia, tramite l’Anci e Federparchi, introdurrebbe rispetto alla legge del ‘91 alcune novità che consentirebbero di effettuare lavori con un preciso scopo: lo sviluppo economico delle comunità che vivono nei parchi e nelle zone adiacenti. Spuntano così nuove norme che fotografano l’esistente, all’interno però di una rinnovata legge quadro che parla più che altro il linguaggio dell’economia, non certo della tutela dell’ambiente. Il comitato per la salvaguardia della riserva naturale Menasciutto, guidato da Romano Sacchi, manifesta la propria preoccupazione: la priorità è l’economia, si aprono le porte della legge anche a future modifiche, proseguendo sulla stessa strada, allo scopo di incrementare il Pil togliendo vincoli alla tutela dell’ambiente. Tutti i parchi potranno così essere governati da presidenti politici con un direttore dal curriculum tecnico, e prevedere iniziative per la crescita economica, il risparmio di energia e il turismo ecosostenibile. Dunque si politicizzano tutti i parchi, anche il Parco del Po e del Morbasco a Cremona e dintorni, e li si considera strumenti di sviluppo, luoghi ideali per le energie rinnovabili, come le mini-centrali idroelettriche o altri impianti, forse anche a turbogas. La Regione Lombardia ha già criticato la variante Perri del Piano di governo del territorio del Comune di Cremona, perché non valorizza il Po e il turismo ecosostenibile. La preoccupazione per il disegno di legge nazionale è comunque diffusa in tutta Italia. Tra gli enti locali il Comune di Visso, in provincia di Macerata, chiede tramite il sindaco Giuliano Pazzaglini di porre nella nuova legge un articolo zero che premetta che i parchi vengono istituiti per tutelare l’ambiente ed educare l’uomo al rispetto della natura, e che gli unici lavori ammessi sono finalizzati al ripristino della flora e della fauna originarie. A Cremona il sindaco di Gerre de Caprioli Michel Marchi ha cercato e trovato una prima intesa col sindaco cittadino Gianluca Galimberti: l’eventuale nuova legge, nel tempo, rende possibili però sviluppi incontrollabili.


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