Magazine Talenti
Ricordo bene il tuo viso da giovincello sbarbato, i tuoi occhi più profondi dell'universo, i tuoi discorsi che volutamente si estraniavano da ogni contesto, ricordo ogni tuo gesto, i nostri sguardi d'intesa, ogni tua pretesa, il modo in cui camminavi trascinandoti dietro un corpo sempre stanco e l'espressione d'abbandono quando mi dicesti quel che mi dicesti.
Sono stato con te sulla collina e ci siamo abbracciati fino a farci male, poi siamo scesi insieme là dove il mare è cosi profondo che sembra sempre notte ed abbiamo assaporato entrambi l'agrodolce sapore del sangue e delle botte.
Il caldo, il freddo, la gioia, la frustrazione, la musica veloce e quella lenta, il pane, la polenta, i fusilli al tonno, la pizza con le acciughe, la marijuana, la birra, il rum rubato al supermercato, sfidarsi a chi faceva fare più salti al sasso piatto raccolto sull'argine destro di un fiume che un tempo era pulito ma che adesso non è più lo stesso e non c'è più un sasso come si deve.
Chissà se hai trovato quel demonio di Ray Charles e stai cantando con lui “Hit the road Jack!”, prova a cercarlo in un posto che assomigli alla Georgia, quello ce l'ha sempre in mente.
Sono sicuro che hai trovato Moana Pozzi e le stai facendo la posta, che hai mandato una lettera a Galileo ma non hai ricevuto risposta. Perché sì, io voglio immaginarvi tutti insieme un un crogiolo di pensieri e parole, ognuno a dire quello che pensa, tutti insieme sì, in un posto senza tempo, dove ognuno può fare quel che gli pare e si può bere anche l'acqua del mare.
Tre anni, due mesi, quattro giorni e le ore non le so, sei partito per un posto in cui prima o poi arriveremo tutti, siamo piume che lentamente cadono a terra prima di aver fluttuato qua e là per un po' e tu sei stato sfortunato e forse per il tuo peso, per il caso, per una qualche cazzo di corrente sbagliata, sei arrivato a terra con una rapidità straziante, lacerante, assordante,rimbombante.
Forse dovevano spiegarti che non era una gara, che non vince chi arriva per primo, ma lo dico semplicemente e stupidamente perché voglio illudermi d'essere un giocatore astuto.
Non escludo la metempsicosi e chissà se adesso sei un fiore o una rana, o un tasso nella sua tana, il gatto che fa le fusa su un divano maculato o se sei un seme appena piantato, se il mondo delle idee lo hai osservato e sei pronto per ricordarlo bene ed essere saggio nella tua nuova vita da uomo.
Io mi sento lo stesso di sempre ma i capelli me li sono tagliati e mi sono anche fidanzato. Sono la solita montagna di pensieri e domande, come al solito, di storie e vizi, di nausee e mal di testa.
A proposito, non sono più tornato a pesca ma prima o poi lo farò, te lo prometto.
Una lampadina punta il foglio su cui adesso sto scrivendo, la birra è finita e la sigaretta si spegne tra le mie dita, tu non ci sei e sei dove ti pare, a correre in un prato, a mangiarti un gelato affacciato ad una finestra, a scambiarti qualche carezza, a scrivere poesie, a creare armonie o a disegnar libellule argentate con cento penne piumate.
Vado cercando la felicità dappertutto, e stasera il tuo pensiero m'è bastante, anche se come un venditore ambulante son costretto a cambiar città ogni giorno per paura che quella bastarda mi porti da te.
Quella arriva all'improvviso amico mio, è una vera bastarda e tu lo sai bene.
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COMMENTI (2)
Inviato il 19 febbraio a 01:34
Grazie Anna!!
Inviato il 02 febbraio a 17:57
Ti rileggo..di nuovo,e,ad ogni riga mi commuovo..sempre!Grazie!