Chi passa in corso Vittorio e in corso Re Umberto e chi arriva da Porta nuova non può non vedere l’insegna scura di Platti, lo storico caffè del centro di Torino la cui apertura risale al 1875. Il locale dalla scritta bianca su fondo marrone è al centro dell’attenzione di negli ultimi giorni, non però per la qualità del suo servizio.
L’inizio della vicenda risale a un paio di settimane fa, quando quasi la totalità dei dipendenti del locale, ben 24 su 28, hanno presentato al Tribunale di Torino un’istanza collettiva riguardante il fallimento della storica azienda. Lo scopo dell’azione dei dipendenti, per quanto possa sembrare controproducente a prima vista, è tentare di chiudere il capitolo riguardante il periodo più recente della gestione del locale. E’ quindi speranza collettiva dei lavoratori nel locale che una chiusura di Platti possa riuscire a riportarlo a un nuovo splendore.
Nuovo splendore sì, ma soltanto se sotto una gestione diversa da quella di Alfredo Cardigliano, socio di controllo e poi Amministratore unico della Next Group dal mese di agosto 2014, subentrato al posto di Pierina Giani e del commercialista Davide Ferrero. Da tempo, anche prima del cambio di gestione, gli stipendi non sono stati sempre pagati o dilazionati nel tempo, sia per i dipendenti sia per i fornitori, ma la situazione è peggiorata da un paio di mesi a questa parte. Alcuni dipendenti avrebbero lamentato attriti con Cardigiliano (arrestato per truffa nel 2013 e poi rilasciato), altri sono stati licenziati; alcuni di essi erano lavoratori ormai storici per il locale, tra cui figura il vetrinista. Cardigliano stesso aveva annunciato un “piano di rientro radicale” per recuperare circa 3 milioni di euro. Era anche prevista l’apertura di una filiale di Platti nella città di Zagabria. L’udienza è stata fissata per metà autunno, il 19 novembre 2014, tra circa un mese.