Magazine Diario personale

Plum Cake alla Cacchiomannaggia

Da Romina @CodicediHodgkin

Oggi, per la prima volta dalla nascita di Gengis Khlaudia, ho provato a fare un dolce. Oggi, per la prima volta in quasi due mesi, Gengis Khlaudia, che di solito ha Morfeo come baby-sitter,  si è esibita nell’opera lirica più famosa tra i neonati, la cui aria più famosa recita più o meno “nessun dorma perché sono stanco morto ma preferisco piangere a squarciagola piuttosto che dormire”. Si vede che Morfeo oggi si è preso il pomeriggio libero. Pure lui c’ha diritto, pare.

Ho preparato uno dei più classici dolci da colazione, un plum cake semplice semplice che, per le condizioni avverse in cui è stato preparato – prende il nome di Plum Cake alla Cacchiomannaggia.

Ingredienti:

- 3 uova

- 140g di zucchero

- 240g di farina (o 2/3 di farina e un terzo di frumina, come sempre)

- 2 vasetti di yogurt

- scorza di un limone

- 1 bustina di lievito

- sale e 100ml di olio

Mettere la pupa, rigorosamente “mangiata&cambiata” nell’ovetto e metterla accanto a sé in cucina. Sbattere le uova e aggiungervi lo yogurt. Interpretare l’improvvisa espressione concentrata e color aragosta della bambina non per una profonda riflessione sulla caducità delle cose umane ma per quello che è: la seconda cacca apocalittica della giornata. Prendere la Sua Nanezza e cambiarla IMMEDIATAMENTE perché il real culetto non tollera un pannolino sporco per più di un minuto, ragion per cui nel 90% dei casi la cambio prima ancora che abbia finito di produrre: ho dei timpani da tutelare, io.

Tornare alla base e continuare e aggiungere lo zucchero al composto di uova e yogurt. Rendersi conto, non senza un certo orrore, che si è cambiato un pannolino che manco la protezione civile c’avrebbe messo mano e che si è lavato il culetto santo che lo ha prodotto ma che poi non ci si è lavate le mani. Provvedere al ripristino della condizione igienica più consona per la cucina. Continuare a girare lo zucchero nell’impasto con una mano, mentre con l’altra si cerca di infilare il ciuccio in bocca alla gnoma che ha incomprensibilmente cominciato ad urlare. Recuperare il ciuccio che, nel mentre, la belva ha sputato nella ionosfera perché StoSchifoDeGommaCiucciateloTeCheIoMiConsoloSoloConNostraSorellaTettaCheToglieIPeccatiDalMondo. Aggiungere il lievito e poi iniziare a versare nell’impasto anche la farina. Illuminazione: non ho dato il Mylicon per le colichette e lo sciroppo per il reflusso alla bestiolina: forse è per questo che sta urlando come se volesse convincere i vicini che in questa casa è in corso un infanticidio? Dare 20 gocce di aroma alla vaniglia alla bambina e aggiungere 20 gocce di mylicon all’impasto. Continuare a mischiare la farina e rendersi conto che il pianto non è assolutamente quello da colica. E’pianto da sonno. Perché nessun pediatra, nessun pedagogo e nessuna Tata Lucia lo sa spiegare, ma il neonato che crolla dal sonno non dorme: urla. La mia, nota come Svenutina proprio perché sembra la sorella narcolettica della Bella Addormentata, non l’aveva mai fatto prima, ha aspettato solo il momento propizio, ovvero l’aggiunta del lievito nel mio primo dolce post-parto. Lanciare nell’impasto l’olio e il sale. Cullare una bambina inconsolabile e provare profonda compassione per le proprie orecchie sanguinanti. Cantare la ninna-nanna di fiducia sperando che faccia effetto il prima possibile, perché ormai il lievito è nell’impasto che deve essere ancora versato nei pirottini, bisogna sbrigarsi prima che si smonti tutto. La ninna-nanna di fiducia non funziona. Porca paletta. Passiamo a quella d’emergenza (dorme il leone nella savana/dorme il riccetto nella sua tana/dormi anche tu, porca puttana!!!).

Valutare la fattibilità di riempire i pirottini con un’anguilla indemoniata in braccio e le orecchie che sanguinano. Non è cosa. Cercare di conciliare la preparazione dei dolci con il tentativo di essere una mamma efficiente. Servono le mani libere e lei vuole stare in braccio. Che si fa? Marsupio. Pupa nel marsupio che urla, mani libere per versare negli stampini l’impasto (perché, poi, mi sono incapricciata a fare i plum cake piccoli e non ho versato tutto nello stampo apposito grande?).

Stampini pronti per essere infornati a 180°per 45 minuti. Slacciare il marsupio e mettere la scimmia urlatrice nell’ovetto per due minuti perché infornare una teglia di dolcetti con una bimba nel marsupio è un tantino pericoloso, sarei sembrata la strega di Hansel e Gretel. Impostare il timer e correre dalla gnoma, che nel frattempo ha continuato a urlare tutto il tempo. Correre sul divano pronte alla svestizione, perché l’unica cosa che può salvare il mondo ora è attaccarla al seno…momento topico…la bambina ha smesso di urlare…piagnucola soltanto, girando la testa con la bocca spalancata nella speranza che una tetta piova dal cielo…alzare la maglietta e…zac. Gnoma addormentata prima ancora che l’operazione di svestizione sia compiuta.

Risultato: plum cake pronti e profumati, pupa che dorme come un angioletto e mamma con le gambe allungate sul divano che fa merenda con i plum cake e la tisana della mamma…

…e poi dicono che con i figli piccoli non si può fare niente…tsé-tsé…Superman: GUARDA E IMPARA!!

 


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