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Polizia serba scopre cellula wahabita: sequestrate armi e esplosivi

Creato il 07 agosto 2013 da Giacomo Dolzani @giacomodolzani

polizia_serbadi Giacomo Dolzani

Nel corso di un’operazione antiterrorismo condotta dai Servizi segreti serbi (Bia) in un piccolo centro abitato vicino alla cittadina di Arandjelovac, poche decine di chilometri a sud della capitale Belgrado, sono stati arrestati quattro uomini, sospettati di essere estremisti affiliati al movimento islamico wahabita e facenti capo ad un ex militare serbo convertitosi all’islam, anch’esso finito in manette nel corso della retata.
Il continuo viavai di individui con capelli rasati e barba nella casa del militare in pensione ha insospettito la polizia che, dopo una soffiata di un informatore riguardo alla presenza di armi nell’appartamento, ha fatto irruzione nell’abitazione trovando un vero e proprio arsenale, composto principalmente da mitra, munizioni e bombe a mano.
Come riferisce l’informatore delle forze di sicurezza al quotidiano serbo Nase Novine, “Qualche tempo fa siamo stati informati che nella casa si radunavano alcuni wahabiti con capelli rasati e barbe, per nascondere armi. L’informazione si è rivelata corretta e abbiamo compiuto l’operazione”.
Il wahabismo è una delle correnti più estremiste dell’islam sunnita e, come dichiara il criminologo Zlatko Nikolic, la presenza di affiliati a questo movimento nel cuore della Serbia ortodossa è una sorpresa, fattore su cui probabilmente i terroristi contavano per la riuscita di eventuali attacchi.
Dopo la secessione del Kosovo da Belgrado infatti è stato creato un nuovo stato a maggioranza musulmana, governato da ex terroristi e criminali di guerra affiliati all’Uck dai trascorsi a dir poco torbidi, primo tra tutti Ramush Haradinaj, facendolo diventare una base di appoggio per il traffico di droga e prostituzione verso l’Europa ma anche un avamposto dell’estremismo islamico nei Balcani.
Poco tempo fa infatti è stato portato alla luce il problema dei miliziani, anche in quel caso wahabiti, arruolati tra la popolazione degli stati della ex Jugoslavia ed inviati a combattere a fianco dei terroristi nel conflitto siriano, la cui base d’appoggio per la partenza verso il medio oriente era proprio il Kosovo.
Buona parte della popolazione kosovara infatti, per oltre il 90% di religione musulmana, che durante il conflitto verificatosi nel biennio 1998-1999 ha sostenuto gli atti criminali di formazioni estremiste come l’Uck, appoggia oggi questi gruppi estremisti, probabilmente anche per un desiderio serpeggiante di vendetta contro la popolazione serba cristiana, che da sempre ha dominato la regione e che oggi sta invece subendo una vera e propria pulizia etnica, passata sotto silenzio ed ignorata dalla comunità internazionale.

da Notizie Geopolitiche



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