Magazine Lavoro
Ora, col caso Pomigliano, c'è qualcosa di più e ministri e commentatori esultano per la svolta storica. Non consiste solo nelle "deroghe" al contratto nazionale per rendere quella Fiat competitiva. Stavolta c'è la deroga a un diritto costituzionale, quello riferito al diritto di sciopero. Un diritto non in mano al sindacato ma all’individuo. Un’abolizione richiesta non per qualche mese ma per sempre. Un precedente. Poi magari sarà la volta di un’azienda chimica o di un’azienda editoriale, quella dove magari lavorano tanti solerti commentatori. Un atto motivato dalla crisi perché le ristrutturazioni comporterebbero l’assoluta pace sociale, non trattative o confronti. Non ci state? Portiamo la fabbrica in Polonia. La Fiom sembra la più ostinata nel rifiuto e cerca un’alternativa, una via d’uscita. Non intende essere additata alla pubblica gogna. Un semplice, netto rifiuto cambierebbe lo stato delle cose? Forse la Fiat procederebbe comunque nei suoi intenti accontentandosi di un accordo separato oppure dirotterebbe i promessi investimenti all'Est. L’annunciato referendum potrebbe poi far prevalere tra i lavoratori, intimoriti, una disponibilità ad accettare il ricatto.
Una morsa infernale. La posta in gioco è altissima. L'attacco alla Costituzione parte da Palazzo Chigi, arriva ai convegni dei giovani industriali, arriva alle imprese che annaspano e cercano ricette facili. Come se l’assenza del conflitto coincidesse con l’efficienza (non siamo certo all’epoca della conflittualità permanente o dell’assenteismo esasperato). E come se davvero si potesse impedire il conflitto (sta esplodendo persino in Cina). Forse i sindacati metalmeccanici avrebbero potuto proporre un periodo di tregua garantita, limitata nel tempo (la Fim aveva fatto un passo in tal senso, subito evitato dalla Fiat) e attestarsi su quella indicazione. L’iniziativa sarebbe apparsa forte e autorevole, se sostenuta unitariamente, con la capacità di uscire dalla forbice tra acquiescenza e rifiuto.
C'è anche chi pensa che quella in corso sia una sceneggiata. Il destino di Pomigliano sarebbe già stato segnato e non resterebbe che trovare un capro espiatorio, ovverosia la maledetta Fiom. Una ragione di più per non concedere alcun alibi in tal senso. Che Marchionne scopra le sue carte. Con la consapevolezza che, del resto, nessuna intesa aziendale può seppellire il diritto di sciopero. Non lo fu nemmeno nel 1943.
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