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pratiche dell’ora madre

Creato il 10 maggio 2015 da Vivianascarinci

Con l’audio del quinto passo de Il significato secondo del bianco, rispetto ai materiali in versi e prosa poetica che sto mettendo insieme dal 1995, mi sono resa conto che ho completato un libro, di poesia credo. Un libro diverso dalle Estensioni e da Lilith che sono due raccolte riguardanti entrambe l’articolazione di un preciso discorso. Un discorso tematico nel caso di Lilith, temporale nel caso delle Estensioni.

Adesso che il libro è finito, è arrivato anche il titolo: Pratiche dell’ora madre. Le poesie e le prose coprono un arco di tempo che va dal 1995 a ieri. Escluso il tema che mi premeva indagare con Lilith e l’episodio di cui le Estensioni danno conto, Pratiche dell’ora madre proprio per la vastità del suo raggio, non raccoglie né temi né episodi. E’ forse solo l’ambientazione di sottecchi di ciò che per sua natura, anno dopo anno, si è dimostrato incollocabile. Ieri appunto mi sono accorta che il libro si è concluso da sé e me ne sono stupita.

La mia poesia, adesso che la rileggo sottoforma di libro, mi è sembrata improvvisamente un camaleonte che a mano a mano prendeva le scoloriture dei vecchi parati delle stanze che flemmaticamente stava attraversando. Sarà perché mi sono formata su presupposti in cui non mi riconosco più, che questo libro ha deciso di finire, mi dico.

La tensione al libro di poesia mi pare adesso di essermela figurata da sempre come uno sforzo verso a una compostezza formale che mi era (ed è) del tutto estranea, una forza alla Edoardo Cacciatore per intenderci. O totalmente agli antipodi, una forza che consentisse a un assunto essenzialmente dispersivo di non coagulare quasi nulla, se non quello che sembrasse r-esistere in modo inerziale. Penso a Emilio Villa dicendo questo. Ecco in Pratiche dell’ora madre non c’è nulla che ricordi anche lontanamente queste due forze opposte, in cui comunque ho sperato e mi sono creduta scrivendolo un libro di poesia.

Però con l’emergere di questa sconfessione mi è apparso ancora più chiaro dove entrambe quelle forze ideali abbiano agito e abbia senso per me che continuino a agire: si tratta di quel dovere di fare soprattutto specie con l’irreparabilità del proprio. Non come se fosse un compito ma piuttosto come un’assunzione di responsabilità.


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