Quella mattina di autunno mentre la signora Z. tornava da lavoro pensava a quanto fosse fortunata.
Aveva un posto fisso, che certo non corrispondeva a quello che avrebbe voluto, ma che almeno le permetteva di sfamare i suoi figli.
Il periodo vedeva un sacco di gente a spasso, alla ricerca disperata di un modo per tirare a campare. Il cibo non si trovava facilmente, era razionato da quando la caccia indiscriminata aveva rischiato di cancellarlo definitivamente dalla faccia della terra. Insomma bisognava fare qualche sacrificio, ma in fondo non era poi male. Mentre era assorta in queste meditazioni, all’improvviso sentì qualcuno che le picchettava la spalla: “ehm Signora mi scusi..”
La signora Z. si voltò e vide un ragazzo che un po’ imbarazzato nel porgerle un braccio disse: “Credo che questo sia suo, signora”
“Oh che sbadata, che imbarazzo! Questo braccio mi dà sempre problemi, non ne vuole sapere di stare attaccato, nemmeno con le suture più strette!” In effetti l’aveva ricucito proprio l’altra sera perchè le sembrava un po’ cedevole all’attaccatura della spalla…e meno male!
“Oh beh non si preoccupi-disse il giovane zombie, levandosi un po’ di fastidiosa materia cerebrale che gli colava sul naso, – sono cose che capitano. Se vuole conosco un bravo cucitore: a me ha attacato la gamba l’anno scorso e guardi qui! Le cuciture sembrano ancora nuove nuove”
La Signora Z si avvicinò per esaminare la gamba del giovane e in effetti era davvero un lavoro a regola d’arte. Il giovane fu tanto cortese da accompagnare la signora dal ricucitore: durante il cammino la signora Z venne a sapere che il ragazzo era uno dei tanti zombie precari che si trovavano a spasso. La sua storia fece piombare la signora Z nella tristezza: temeva per il futuro dei suoi figli, non voleva che un giorno si trovassero senza qualcosa di concreto su cui appoggiare i loro sogni. Era sempre più preoccupata. D’altronde ogni zombie veniva da una vita precaria: era stata proprio la precarietà a ridurli così e, alla fine dei giochi, non avevano trovato nemmeno una morte a tempo indeterminato.
