Presentato il Torino Pride 2014
E’ stato presentato al Museo del Cinema il progetto del Torino Pride 2014, fissato per il 28 giugno prossimo. Il simbolo di quest’anno sarà una Mole Antonelliana dipinta con i colori dell’arcobaleno, ideata da Alessandro Cuore, con alcune nuvolette sullo sfondo per ricordare che “gli ostacoli sono sempre dietro l’angolo”. Durante la Giornata Mondiale dell’Orgoglio LGBTQ (lesbian, gay, bisexual, transgender, queer) saranno svolte molte parate in diverse città italiane, sotto l’impronta comune della tematica coesione e crescita unita”. Alla presentazione dell’Onda Pride torinese erano presenti Christian Ballarin, responsabile del coordinamento Torino Pride, Roberto Ceschina del coordinamento Torino Pride e Anna Ceravolo della consulta per la Laicità.
Il progetto è giunto alla sua nona edizione, retto dallo slogan “La diversità è un diritto, l’uguaglianza è un dovere”; l’OndaPride mira infatti alla tutela riguardante le tematiche di gender. Alle parate del 28 giugno sfileranno anche centinaia di persone per richiedere il riconoscimento dei diritti civili alle coppie omosessuali e non solo. Durante la conferenza stampa è intervenuta anche Ilda Curti, assessore comunale alle Pari Opportunità, sottolineando il bisogno di “allargare le vedute” e l’importanza del Pride, ben decisa ad ignorare le voci contrarie alla manifestazione: -Stiamo crescendo insieme. Il Pride è patrimonio della città e le banali polemiche che lo rincorrono si riducono ad essere solo noiose.”
Il 28 giugno non è una data casuale: è infatti l’anniversario, come racconta Christian Pallarin, della “rivolta di Stonewall”: il primo scontro tra 2000 dimostranti e 400 poliziotti avvenuto nel 1969, in un gay bar di New York. L’Onda Pride si batte per quei diritti ancora non riconosciuti alle “coppie di fatto”, come la depatologizzazione della transessualità, la possibilità di sposarsi per coppie omosex, l’adozione per i singoli, il riconoscimento del genitore biologico e la possibilità di accedere alle unioni civili. Legalmente parlando, come afferma Ballarin, l’unica legge italiana in merito risale al 1982, “e quindi non rispecchia più diritti e esigenze di oggi”.