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Agosto volge al termine, settembre è alle porte. Gli ultimi superstiti Erasmus partono uno dopo l'altro e, come direbbe quel cantante giovane, originale, fantasioso e prosopopeico che altri non è che il marito della vasca col cognome italiano più comune al mondo, io sono ancora qua, eh già. Qua a vedere gli amici che impacchettano bagagli, che lottano con la burocrazia tedesca, che pensano (ma non vogliono pensare) al ritorno in patria, noialtri siamo qui a salutarli giorno dopo giorno. D'altra parte c'è la gente che già è tornata, dai quali ogni tanto giungono sprazzi di malinconia e tristezza (Che poi la filosofia del "è appena tornato" "aaah..." è fatta apposta per dirti che in crociera puoi tornarci, ma noi?). Altri, colpiti da qualche disgrazia imperscrutabile, che rende quello che ho appena detto del tutto insignificante. Tutto questo rende l'atmosfera generale abbastanza beschissen (e questa parolina ve la andate a cercare).
Dal momento che a fine settembre devo lasciare la camera di questo allegro (è ironico) studentato, sto cercando casa a tutto spiano, anche se non so per quanto tempo rimarrò qua, né cosa farò. Ma sì, viviamo alla giornata! Poi c'è questo cavolo di Hausarbeit di fine agosto, che sto scrivendo su Openoffice e la cui consegna è tra due giorni, mentre accanto mi appare su Facebook la foto bronzea di qualche figlietto di papà sullo yacht familiare a tre piani che si tuffa nella piscinetta dello yacht stesso (ok, è vero, niente Fb mentre si studia, questa me la sono andata a cercare). E poi c'è questo stage a Francoforte, che è un'altra incognita bella e buona.
In questo periodo sono insicuro riguardo molte cose. Una, però, è certa: spero che questo periodaccio passi presto, il presente non è gradito. Spero di potermi rivedere con le persone più strette da qualche parte in Europa o nel mondo, di trascorrere un capodanno coi fiocchi, e che i miei amici di vecchia data facciano un Erasmus. Oltretutto col beneficio di poter viaggiare a zonzo per l'Europa e di vivere a sbafo. Ma soprattutto affinché capiscano come si è prima, cosa fai durante e cosa si prova dopo, senza che poi non ti guardino senza capire mentre parli come uno scemo con la testa per aria, non partecipi ai loro discorsi chiedendoti cosa c'è che non va, o non si facciano vivi per secoli. Il germe mal d'Erasmus comincia a manifestarsi. Spero non ci sia una cura, perché voler non essere tristi vorrebbe dire un po' rinnegare tutto quello che ho vissuto qui durante quest'anno fantastico. E allora, forse, è bello esser malati.
Pulchra vobis;) LuciusDay
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