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Presidente Napolitano, si dimetta e ci spieghi il perchè…

Creato il 06 ottobre 2011 da Elvio Ciccardini @articolando

Presidente Napolitano, si dimetta e ci spieghi il perchè…Egr. Presidente Giorgio Napolitano,

Lei che è chiamato a rappresentare un’Istituzione, quella della Presidenza della Repubblica italiana, sia realmente garante dell’unica Carta che ci rende “cittadini”, la Costituzione…

Lei conosce la negativa situazione congiunturale e lo stallo politico, che attanagliano il nostro Paese. E’ consapevole anche dell’evoluzione imposta da ingerenze internazionali e dell’amaro che le medicine, per “uscire dalla crisi”, lasceranno nella bocca degli italiani.

Queste criticità non sono eccezionali per degli Statisti, anzi, rappresentano momenti di prova in cui l’acume politico e la lungimiranza di analisi lasciano il passo a nuove politiche pubbliche e a nuove forme di organizzazione delle istituzioni che, negli anni, si elevano alla costruzione della storia.

Tuttavia, queste imprese sono possibili solo quando tutte le istituzioni sono foriere di costruttive forme di governo. Questa condizione non è nel presente, né formalmente, né sostanzialmente, in Italia.

Il Parlamento non è eletto dal popolo, bensì ratificato in una sorta di “nomina di gruppo”, guidato da un capobranco. Oggi, appare svilito e asfittico.

Il Presidente del Consiglio è “affaccendato” dai suoi “faccendieri” e in cortigiane che ingrassano di elargizioni solleticate dalla prurigine di una libido irrisolta.

Il Governo è conquistato da secessionisti, che rivendicano identità storiche inesistenti. Il clamore delle loro dichiarazioni è stridio per chi crede nella storia e nell’unità di questa nazione.

La Magistratura risente di strumentalizzazioni e di inefficienze e lungaggini di sistema. A ciò bisogna aggiungere le contraddizioni interne per cui i condannati, prima, si trasformano in assolti, poi. Nei fatti, si trasfigura un ideale di giustizia che è la vera linfa vitale di una società garantista.

Spettatore silente di questo teatrino è quel sottobosco, tanto pericoloso quando tace, quanto odioso nelle sue manifestazioni eclatanti, che prende il nome di criminalità organizzata.

Presidente, Lei è la massima carica dello Stato. E’ un riferimento di onestà intellettuale e di spirito di servizio per la collettività. Nell’immaginario di chi La sostiene, incarna la figura del buon padre di famiglia. Per i più giovani è un nonno, uno dei pochi riferimenti ad una radice identitaria comune che chiamiamo Italia.

Ora mi permetto di domandarLe, “cosa farebbe un buon padre di famiglia” in questa situazione? Quando il tessuto familiare si sgretola sotto i colpi di una inciviltà arrogante e imperante, cosa farebbe un padre di famiglia?

So che la domanda può sembrarLe provocatoria, poiché pronunciata da una persona che potrebbe essere solo un “giovane ed inesperto padre di famiglia”. Ma anche un “giovane padre di famiglia”, se ha acquisito l’esempio dei suoi maestri di vita, è consapevole che deve chiamare a raccolta i propri cari.

Io La ammiro quando afferma Le sue ragioni. Tuttavia, quando il male è così radicato e ampio e i legami familiari sono incrinati da comportamenti opportunistici e individualisti, tutto è inutile. Allora il buon padre di famiglia dovrebbe essere esempio di coerenza, per non essere connivente di un crimine insanabile.

Lei è consapevole che non è nelle condizioni di garantire e difendere la Carta Costituzionale. Non per sua volontà o incapacità, ma questo non cambia la sostanza.

Ecco perché, a maggior ragione, dovrebbe dimettersi con un discorso alla nazione. Dovrebbe spiegare, con la semplicità di chi si rivolge ad una prole sconcertata e intimorita, le motivazioni oggettive che Le impediscono di essere ciò che dovrebbe rappresentare per tutti gli italiani.

Dovrebbe rassicurare, o meglio, rassicurarci. Rendere consapevoli, senza i tranelli della dialettica politica, tutti i suoi cittadini. Dovrebbe chiedere loro un atto di coerenza, rispetto delle istituzioni, della legge e dell’Italia.

Un gesto collettivo di chiamata a raccolta, ovviamente pacifica, è necessario per ripristinare, almeno nello spirito, quel sentirsi parte di un indistinto sociale che è la casa di uomini liberi e partecipativi.

Non mi riferisco a colpi di Stato, tanto meno a sommosse di piazza. Gli atti di fede sono qualcosa di diverso. Sono proposti per migliorare. Sono realizzati per evolvere e per allontanare quelle derive propagandistiche di una politica negletta e laida praticata da una corte di scellerati che, privi di etica e di ragione, pretendono di svilire tutto ciò che Lei rappresenta e che noi cittadini siamo.

Presidente, si dimetta. Gli Italiani che credono in un’Italia viva e vitale la seguiranno, svegliandosi da quel torpore dell’umiliazione costante a cui sono sottoposti da anni.

Quando il contesto non è più in grado di garantire alla propria prole
una vita dignitosa ed un futuro accettabile, il buon padre di famiglia deve guidare, altrove, ciò che ha la responsabilità di preservare e tutelare. Così come ci si allontana da un coniuge violento o inadatto alla cura e all’educazione.

Presidente, trovi il coraggio di affermarsi nella sua missione e permetta agli italiani di seguirne l’esempio in un risveglio democratico che restituisca all’Italia il rango di nazione, affinché non muoia terra di saccheggio.

Chieda agli italiani di unirsi, come figli chiamati a raccolta da un genitore in difficoltà, e permetta loro di aiutarLa nell’affermazione di quei valori frutto della nostra storia e seme del nostro futuro.

Con il massimo rispetto e affetto.

Un cittadino italiano



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