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Prete o laico, si può?

Creato il 13 maggio 2011 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Prete o laico, si può?Corrado Augias su Rai3, ospita a “Le Storie – Diario Italiano”Don Pierluigi Di Piazza,  fondatore del Centro di accoglienza per stranieri Ernesto Balducci del piccolo paese friulano di Zugliano. Un prete che ha fatto dell’integrazione e dell’accoglienza la sua principale missione. Una puntata che gira attorno ad una parola : laicità.

Uno Stato è caratterizzato da laicità, ovvero è laico, quando è assolutamente neutrale rispetto alle dottrine religiose professate dai cittadini, a prescindere dalla qualità e dal radicamento sociale dei culti o delle chiese. Ciò significa che non è compiutamente laico uno  Stato che accorda privilegi a qualsiasi chiesa o culto, comunque motivato sia il privilegio.

Prete o laico, si può?
Il laicismo corrisponde più a un metodo che a un contenuto, è piuttosto un modo di vivere con coerenza anche se spesso accusato di anticlericalismo. In realtà il laicismo non comporta, di per sé, alcuna ostilità nei riguardi delle religioni o delle chiese. I cittadini credenti possono essere laicisti. E persino i ministri di culto. Ed è ciò di cui si parla in studio, proprio con un ministro del culto cattolico Don Pierluigi, autore del libro: Fuori dal tempio – la chiesa al servizio dell’umanità. “Mi sento laico, umile credente sempre in ricerca, prete per un servizio disponibile, disinteressato, gratuito nella comunità cristiana e nella società; anticlericale, cioè non appartenente ad una categoria; non funzionario della religione”.

Parole inconsuete in bocca ad un rappresentante della chiesa cattolica italiana , una teologia abbastanza lontana dalla chiesa ufficiale, un modo di vivere che vuole proseguire il messaggio di Gesù:  “Quando Gesù di Nazaret muore sulla croce, il velo del tempio si squarcia perché Gesù viene ucciso dall’intreccio dei poteri culturale, legislativo, politico e religioso, nonché dal braccio armato militare dei romani”. Un personaggio scomodo ucciso dalla gerarchia che ha creato una contraddizione insanabile. ” È il contrasto che pone da una parte il Dio del tempio, gestito dai sacerdoti di una religione tradizionale che di fatto legittima le disattenzioni per i bambini, la discriminazione della donna, l’esclusione degli ammalati, la cacciata di coloro che sbagliano, dei peccatori, il disprezzo per la gente povera considerata ignorante dalla classe dirigente. Dall’altra parte Gesù pone una fede, non una religione; una fede incarnata della vita, nella storia e s

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oprattutto nelle relazioni con le persone. Quindi il Dio del tempio e il Dio di Gesù di Nazaret entrano in un conflitto insanabile “.

Un messaggio strano quello dichiarato da questo Don che vuole una  Chiesa credibile, coerente e ispirata al Vangelo di Gesù  soprattutto fuori dal tempio a contatto con le persone concrete. Un prete alle prese con i temi più discussi nelle comunità cristiane: le delicate posizioni dei separati e divorziati nella Chiesa, l’aborto, l’omosessualità, il celibato dei preti, il sacerdozio delle donne, la pedofilia, la malattia e il fine vita. Il tutto in un impegno di fede e di sincerità.  Un prete che riflette con inquietudine su una Chiesa che ha costruito nella storia un potere che affonda nella fede di Stato, che ha costruito un Dio che gronda di sangue, che ha saldato la fede con la politica in un abbraccio mortale: “E così c’è un Dio che si è stretto ai razzisti che usano il crocifisso per opporsi agli altri, un Dio dei ricchi, un Dio dei mafiosi, un Dio di potere che pretende di essere assoluto e non accetta critiche e poi c’è un Dio riconoscibile e aperto a tutti, schierato dalla parte dei più poveri e degli oppressi”.

Una teologia decisamente diversa da quella ufficiale che impone un stato teocratico con proiezione globale, potenza finanziaria internazionale, agenzia spirituale, educativa e morale,  che ambisce a prendersi cura dell’’umanità dando risposte ai problemi fondamentali dell’esistenza come la nascita e la morte. Il rapporto tra teologia e potere è una chiave da cui non si può prescindere. Interessi e valori: è in questo binomio che si condensano da sempre le preoccupazioni fondamentali della Chiesa nei suoi rapporti con lo Stato e con la politica.

Un prete che abbraccia il laicismo come pensiero forte che si sostituisce a pensieri totalitari, un laicismo che propone la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino come caposaldo della morale e il pensiero scientifico-filosofico come forma di conoscenza universale. Un prete che non farà molta carriera nella Chiesa!


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