Vistoso crollo nei giorni scorsi del prezzo oro. Si rincorrono voci di azioni al ribasso di grandi banche d’affari, ma pesano anche fattori economici
Lo scorso lunedi 15 aprile il prezzo oro ha subìto il tracollo più marcato degli ultimi 30 anni, arrivando, da 1.483,72, ad una quotazione minima del 16 aprile di 1.331,89 dollari l’oncia, perdendo così più del 10% % in una sola seduta.
Sin dalla prima mattinata, gli osservatori avevano fatto presente come a New York fossero stati immessi ordini di vendita di oro per 3,4 milioni di once, pari ad un controvalore di 5 miliardi di dollari. E gli indizi sembrano portare a Merrill Lynch, che pare abbia ceduto sul mercato complessivamente 400 tonnellate di oro, corrispondenti a 20 miliardi di dollari. Comunque nella seduta di ieri 19 aprile il prezzo oro si è assestato, in chiusura, a 1.404,07 dollari l’oncia, recuperando in buona parte le perdite settimanali.
E’ evidente che di fronte ad un’impennata di vendite di questa portata il prezzo oro è
crollato, tanto che sul caso ha acceso i riflettori la Commodity Futures Trading Commission (Agenzia indipendente del Governo degli Stati Uniti, responsabile della regolamentazione del settore del trading dei futures e delle opzioni) per verificare che non fossero avvenuti abusi.
Detto questo, c’è da dire che la stessa tendenza delle grandi banche d’affari a disfarsi dell’oro è legata anche allo scenario macro-economico. Le politiche monetarie molto accomodanti di Federal Reserve e Bank of Japan non starebbero ancora imprimendo un effetto inflattivo sull’economia, per cui gli investitori sono frenati nell’acquistare il metallo prezioso. A ciò si aggiunge un calo della domanda da parte della Cina, il maggiore consumatore di oro al mondo, oltre che dell’India.
Per non parlare delle voci per cui Cipro nei giorni scorsi avrebbe preso in seria considerazione la possibilità di vendere le sue riserve auree per colmare il gap tra il fabbisogno finanziario e i 10 miliardi di aiuti ricevuti dalla Troika (UE, BCE e FMI). Si tratta solo di 10 tonnellate di oro, pari ad un controvalore di 400 milioni di euro, ma gli analisti temono che nel futuro prossimo anche le altre banche centrali dell’Eurozona, come quelle di Italia e Spagna, siano indotte da Bruxelles a fare lo stesso. E si pensi che la Banca d’Italia ha riserve di oro per 2.500 tonnellate, pari a 120 miliardi di dollari circa.
Sembrano lontani i tempi in cui Morgan Stanley prevedeva un prezzo oro fino a un massimo di 2.175 dollari l’oncia nel corso del 2013. La stessa Merrill Lynch ha tagliato il prezzo medio del metallo giallo portandolo a 1.680 dollari l’oncia, ben lontani dalla soglia dei 2.000 dollari ventilata solo qualche mese fa.