“Prima l’Italia”, evento culturale organizzato dall’associazione “Muoviti per la Novità” è stato un’importante occasione di confronto sui temi scottanti riguardanti i cambiamenti in atto nel Paese ed in Europa.
Questa occasione ci ha permesso di porre alcune domande ad Francesco Profumo, ex ministro dell’istruzione, ex rettore del Politecnico di Torino ed attuale presidente di Iren, società che si occupa di produzione di energia elettrica, teleriscaldamento di altre utility.
Secondo lei quali sono le carte che si può giocare l’Italia nella competizione internazionale in questo momento?
Io sono abbastanza positivo rispetto al nostro Paese. Credo che in realtà la situazione difficile che abbiamo possa essere una situazione transitoria e certamente la carta principale che il nostro Paese si può giocare è quella della competenza dei nostri giovani. Il nostro sistema formativo è un sistema di buona qualità per cui ci sono tutte le condizioni per cui il nostro paese pur con delle difficoltà oggettive e con il tempo necessario possa uscire da questa situazione e possa riprendere quella sua collocazione internazionale che gli compete.
A volte non tutti riescono ad avere le capacità per giocare un ruolo attivo sul mercato e magari non hanno le capacità e le possibilità per accede a certi livelli di istruzione. In un mondo che cambia così rapidamente non c’è il rischio che una certa fetta della popolazione possa essere tagliata fuori dallo sviluppo?
In realtà è chiaro che ci sono ruoli diversi nella società. Non è che tutti facciano gli amministratori delegati di azienda. Io credo che indubbiamente sia necessario avere una maggiore educazione generale del paese e poi naturalmente le persone in funzione delle loro capacità delle loro aspettative e delle loro competenze troveranno un ruolo corrispondente. Io credo che il paese abbia bisogno di avere questo indirizzo relativo alla migliore formazione della sua popolazione.
Spesso le municipalizzate vengono portate ad esempio di cattiva gestione o di sprechi. Questa è una accusa in cui c’è del vero, dato che Lei è il presidente di una municipalizzata oppure ci sono da fare dei distinguo rispetto a questa convinzione generale che sembra essere molto diffusa?
Intanto Iren non è più una municipalizzata da tanti anni. È una società quotata sul mercato di cui la maggioranza è di 5 comuni che sono il comune di Genova, di Torino, di Piacenza, di Reggio Emilia e di Parma. Essendo una società quotata gioca con le regole delle società quotate quindi credo che lo stereotipo delle municipalizzate non sia corrispondente ad Iren.
Però forse per renderle più virtuose sarebbe necessario inseguire questo cammino quindi privatizzarle e lanciarle sul mercato? L’anno scorso c’era stato il tentativo di collocare sul mercato una società aeroportuale milanese. Purtroppo è fallito. Lo stato può efficientarsi seguendo questo percorso ?
Iren ha già fatto questo percorso . Nel senso che è stata quotata a metà degli anni 2000. Quindi il percorso è stato avviato. Ci sono altre realtà nel nostro paese che sono realtà nella struttura precedente di municipalizzate o di ex municipalizzate . Il percorso è un percorso complicato che ormai è stato avviato e quindi potrà essere concretizzato anche in altre realtà.
Si parla spesso della fusione di Iren con A2A .Si farà o non si farà?
Io credo che Iren che oggi è una realtà importante nel nostro paese che ha territorialità comprendente Torino, Genova e una parte dell’Emilia abbia una priorità quella allargamento a cipolla(sic) rispetto ai territori di riferimento. A Torino abbiamo 900mila abitanti , in Piemonte ne abbiamo 4 milioni e mezzo. Il primo obbiettivo è quindi quello di un allargamento sul territorio piemontese. In modo analogo a Genova ci sono 500mila abitanti su un milione e centomila della Liguria. La prima operazione sarà questa.
Io credo che il ruolo di questi tipi di aziende ,in particolare di Iren, sia quello di un maggiore radicamento sui territori di riferimento , con un cambiamento nel DNA . Queste sono aziende che nascono come municipalizzate e che hanno avuto un ruolo importante di sviluppo per alcuni territori, un po’ simile a quello delle fondazioni bancarie, dove uno degli obbiettivi era anche quello del ritorno di una parte degli utili sui territori, distribuiti in una forma abbastanza a pioggia . Oggi per la dimensione delle aziende a Torino l’insieme delle ex municipalizzate questo vuol dire Amiat ,Smat, GTT ed Iren sono certamente la realtà in termini numerici industriale più importante sul nostro territorio. Per il loro impatto sul territorio possono diventare un motore di sviluppo. Il motore di sviluppo può generarsi attraverso un maggiore investimento in innovazione. L’obbiettivo è quello di trasformare le commodity che sono il frutto delle “fabbriche” di una azienda come Iren , cioè l’energia i rifiuti, l’acqua, il gas e i servizi alle municipalità in servizi a valore aggiunto più elevato con uno stretto collegamento con i sistemi territoriali. Come? Attraverso una attività che consenta di dare un primo mercato ad aziende dei nostri territori che sviluppino tutta quella parte di innovazione che può essere integrata all’interno dei servizi di Iren.
Tornando al suo percorso al Politecnico; quanto è soddisfatto dell’incubatore di start-up innovative del politecnico e quanto secondo lei i diversi incubatori dovrebbero palarsi tra di loro?
L’esperienza dell’incubatore del politecnico è stata molto positiva. Nel corso di circa una decina di anni abbiamo creato più di 150 imprese. Ogni anno ne creiamo da 15 a 20. Facciamo un “Call for Ideas” dove riceviamo 400 idee, facciamo una selezione. Da questa selezione emergono queste 15 o 20 idee che nell’anno successivo diventano aziende. Un tema sul quale stiamo facendo una riflessione è che molte di queste aziende non riesco a crescere perché manca loro il primo mercato. Ecco allora che aziende come Iren , ma non solo, anche altre aziende del territorio devono essere un driver dell’ innovazione dando il primo mercato a questi tipi di realtà. Probabilmente il modello dell’ incubatore come era stato pensato all’inizio degli anni 2000 è un modello che oggi può anche essere parzialmente rivisto . Probabilmente ci vuole una maggiore connessione con il territorio e ci vuole una relazione più forte con le grandi aziende. Questo certamente è un argomento su cui si può riflettere e ottenere buoni risultati.
Si è fatto il suo nome come possibile candidato alla regione Piemonte per il centrosinistra, dopo Chiamparino (in ordine di presunta preferenza ndr). Lei smentisce queste voci di corridoio?
Io sono presidente di Iren e professore del Politecnico. Come tale sto operando …