Che la classe politica di questo paese stesse vivendo da tempo immemore un periodo di progressivo decadimento era più che evidente, ma che tra quest’ultima e i cittadini di questa strana nazione si sia stabilito e consolidato un insano, quanto proficuo, rapporto di reciproca alienazione è molto più difficile da accettare.
Da un lato vediamo dei politucoli intrallazzatori attaccati con le unghie e con i denti ad una più che trentennale e privilegiata mediocrità, mentre dall’altro assistiamo allo spettacolino indecente di un corpo sociale indignato a tempo e per interesse, che grida al ladro al ladro solo fino a quando qualche ministro, deputato, senatore, sindaco o assessore non gli mette a posto la famiglia.
Siamo così … incazzati a comando: fino a quando non ci fanno “il famoso piacere”, i politici sono tutti ladri, lontani dalla vita del cittadino e alcuni anche depravati e pederasti, ma appena si avvicinano le elezioni, quelli a cui diamo il voto – o meglio, quelli con cui abbiamo venduto il voto – diventano subito “brave persone”, galantuomini o “delle vere signore”.
D’un tratto i ladri diventano filantropi, quelli in odore di mafia dei galantuomini mirabilmente “legati alla famiglia” e gli zozzoni solo generosi benefattori di minorenni in difficoltà, insomma amorevoli nonni, ma solo di belle nipotine intendiamoci, mica tutte possono fare massaggi o giocare con i pali da lapdance? Solo le più belle e le più brave.
Dunque la nostra indignazione non solo “lascia fare” – il che già rappresenterebbe una triste responsabilità – ma addirittura incoraggia e alimenta il miserrimo mercimonio di un gruppetto sempre più vorace di mediocri incapaci.
Pietro Vanessi PV, Come lo Struzzo
Il fulgido e puntuale esempio delle amministrative di Roma è – a tal guisa – emblematico: si fa di tutto per scaricare l’inarrestabile sfacelo della capitale a tutta una serie di improbabili e ridicoli capri espiatori.
Ovviamente di fessi nel circondario ce ne sono tanti, ma così fessi da accollarsi una tale – e già in partenza fallimentare – responsabilità no.
Berlusconi, con le sue “gazebarie” è andato a rispolverare dalle tossiche macerie del nulla “nientepopodimenoché” Guido Bertolaso.
Poco conta se Bertolaso sindaco di Roma è un po’ come avere Olindo amministratore di condominio, ma il miracolato ripescato ci sta ed ha l’appoggio di tutto il vecchio Pdl. Scajola non lo sa ma al candidato sindaco ha persino regalato una casa sfitta vista Colosseo.
Purtroppo il nome spacca non solo la decenza ma tutta la destra italiana e, armata di indignata insoddisfazione, la Meloni scende in campo e si candida a sua volta.
Molti ritengono che lo stato interessante della candidata possa rappresentare un ostacolo, io onestamente no; ora in lei almeno un cervello pensante c’è, quindi chissà! In periodi così “neri” bisogna attaccarsi a tutto, anche alle più improbabili delle speranze.
A sinistra le cose forse vanno pure peggio: l’unico temerario disposto a giocarsi tutto è Roberto Giachetti, un simpatico ingenuo, un idealista senza lungimiranza, un Marino in erba insomma! Chi non ricorda il suo sciopero della fame contro il porcellum? Lui ce la mise davvero tutta, fu davvero mirabile, peccato però che poi deluse un po’ tutti quando ricominciò a “mangiare” con l’Italicum e Renzi.
Insomma, si vede lontano un miglio che Roma nessuno la vuole: è diventato un intruglio ingovernabile dal quale grondano criminalità, corruzione e instabilità e persino i cinquestelle, che sembrano avere “sospettosamente” campo libero, iniziano a sentire puzza di fregatura, e se ne sono accorti pure loro … .
Intanto noi cittadini aspettiamo speranzosi. Aspettiamo che qualche rampante e ammanigliato politucolo bussi alla nostra porta e compri a prezzo di costo non solo il nostro voto ma anche la nostra dignità … . Ma sì, chi se ne frega! Intanto mettiamo a posto la famiglia.
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Vignetta di PV Pietro Vanessi