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"Primavera Nera" di H. Miller

Creato il 18 dicembre 2010 da Bens
Io non so come si possa sopravvivere senza aver letto Henry Miller. Quindi se ignorate anche la sola esistenza di Miller, mi spiace dirvi che avete buttato al cesso tutti gli anni di ectoplasmatica vita che avete sin qui condotto. E non mi interessa se avete scalato l'Everest, o stretto la mano a Gorbaciov, o se avete attraversato l'intera Muraglia Cinese saltellando su un piede solo: niente di tutto ciò è paragonabile ad una sola pagina scritta da Miller.
Non so nemmeno come presentarvelo Henry Miller. Diciamo che la prima cosa che mi venne in mente non appena lessi l'incipit di "Primavera Nera" fu: "eccolo, porca puttana!". Eccola la cosa migliore che mano umana abbia mai scritto, eccolo il manifesto della rivoluzione che languisce timidamente in tutti noi, eccola la guida alla sopravvivenza mentre galleggi nella tua stessa merda. Io ho trovato tutto in Miller e i miei ringraziamenti vanno specificatamente ai suoi genitori per averlo concepito.
Amo gli scrittori che parlano di sè stessi nelle loro opere, quegli scrittori che ti fanno dono (o croce) di un pezzo della loro carne. Miller, come Hugo o Dostoevskij, è così: ciò che è importante di lui lo si torva nella sua opera. Non è facile leggere Miller, perchè è "uno sputo in faccia all'arte, un calcio in culo a Dio, all'uomo, al destino, al tempo, alla bellezza, all'amore", mentre voi siete sempre stati abituati a leggere sputtanatissimi classici e schifando come la peste tutto quello che fosse lontano da schemi preconfezionati. Ecco perchè uno come Miller non può troneggiare nelle vostre librerie, siete stati evangelizzati al didattico, non al contorto, al sessualmente estremo, al sintatticamente sovversivo,o all'apologetico, mistico e apocalittico. Proust, Joyce, Celine, sono puttanate confrontate alla sola punteggiatura.
Miller si deve leggere con rabbia, sofferenza e violenza, preferibilmente sotto effetto di sostanze allucinogene. E' la crisi ad accompagnare ogni pagina, perchè la crisi è la quintessenza della grazia e dell'estasi mistica. Ma ormai siamo tutti intrappolati nelle tristi vesti di studentelli un po' fuori corso, le nostre sbronze culminano con la faccia dentro al cesso, le nostre canne passano di bocca in bocca durante l'ora di educazione fisica, gridiamo slogan scritti da altri con l'incazzatura fomentata a tempo, siamo apolitici, apartitici e pure apolidi. Tifiamo per la rivoluzione sessuale, ma le battute sul culo di Marrazzo ci fanno morire, odiamo il Vaticano, ma guai a chi tocca il cenone della Vigilia, siamo democratici ma le battute sugli ebrei fanno raggrinzire le nostre chiappe moralmente a sinistra. E' per questo che Miller andrebbe somministrato in dosi massicce per proteggerci dal conformismo di ogni storia e colore. Miller non apparteneva al suo secolo. E nemmeno al nostro. Faceva parte di quella rara schiera di geni troppo liberi per godere del lascivo contorno che ci si apre ai fianchi, troppo artista per essere apprezzato in America, troppo pragmatico per essere osannato in Europa.
E' incredibile cosa Miller sia riuscito a fare con le parole: quest'uomo sa tutto di me, mi ha liberato delle menzogne e dalle semplificazioni moralizzatrici. Dopo aver letto "Primavera Nera" smisi di leggere qualsiasi cosa per mesi, e quando ricominciai non ci fu più nulla che mi potesse appassionare ad altro che non fosse Miller.

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