La regista indiana Mira Nair pone domande spinose laddove le risposte falliscono nel raccontare i conflitti contemporanei.
Fuori concorso in apertura del 69esimo Festival di Venezia, “Il fondamentalista riluttante” ha ricevuto molti applausi sia in Sala Grande che alla proiezioni per i critici e si preannuncia come un film ecumenico e politicamente corretto.
Mira Nair, che ha già vinto un Leone D’Oro (molto discusso) per il mediocre e caotico film sul matrimonio “Monsoon wedding”nel 2001 e partecipato nel 2004 con il documentaristico ma meticoloso “La fiera della vanità”, è stata la prima regista di Bollywood a dirigere attori come Johnny Depp e Denzel Washington, importando molto della sua terra nella nostra cinematografia occidentale.
E quel molto risiede soprattutto in matrimoni colorati, danze di gruppo, segreti in situazioni di povertà dove però la speranza ha sempre la meglio. Abbiamo imparato a conoscere (e per la verità anche ad annoiarci spesso) il cinema di Bollywood e le sue storie tutte simili tra loro.
Ma Mira Nair ha dimostrato di sapere correggere il tiro, di non allinearsi ad un certo tipo di filmografia, partecipando alla regia insieme ad altri 10 registi, del documentario-tributo “11 settembre 2011”.
Sembra dimostrarlo anche con questo thriller che esplora nei meandri della razionalità e dell’emotività, quando lo scontro personale si confonde con quello politico.
Il pakistano Changez, laureato all’Università di Princeton, trova lavoro e successo a Wall Street. Vive una bella storia d’amore con la bella ed elegante Erica che gli permette di entrare della Manhattan che conta. Ma tutto si complica quando gli eventi politici mettono a dura prova la sua onestà politica, e Changez è costretto a fare una scelta : un paese, un modo di vivere, il posto dove stare.
E’ proprio l’11 settembre 2001 che la posizione di Changez nella sua città d’adozione viene rovesciata, e la sua relazione con Erica viene minacciata dalle ombre del passato. L’uomo è consapevole delle differenze tra lui e le sue conoscenze, ma questo viene messo davvero a fuoco quando il mondo che lo circonda inizia a crollare. La sua fidanzata scompare e la storia si tinge sempre più di giallo.
Changez ritorna a Lahore, e scopre alleanze più importanti dei soldi, del potere, e forse anche dell’amore: si impegna in manifestazioni pro-Pakistan , viste come anti-americane dai media internazionali ,e viene messo in discussione nel momento in cui si pensa che potrebbe avere un legame con uno studente estremista.
Come ha dichiarato la stessa regista, il film vuole far emergere diversi punti di vista, ponendo domande spinose e non dando risposte facili, conoscendo entrambi i mondi, quello occidentale e quello orientale.
Un (ennesimo) invito al confronto e all’integrazione quello di Mira oppure un pretesto per affermare in maniera fastidiosamente didascalica, che spiega continuamente invece di coinvolgere liberamente lo spettatore : “Si c’è il fondamentalismo islamico, il terrorismo, ma perché c’è il fondamentalismo dei soldi in America!”(condannabile naturalmente), magari velato proprio da quell’invito di pacificazione che accontenterà i signori e le signore ben educate.
“Il fondamentalista riluttante” sarà nelle sale italiane dal 13 giugno 2013.
di Annalina Grasso